La follia nella canzone popolare italiana: la musica popolare italiana come strumento di riabilitazione psichiatrica in una esperienza di tirocinio nel Centro Semiresidenziale Vincenzo Chiarugi
Il setting di Musicaltro
Musicaltro è stato condotto con una serie di 17 incontri pressoché settimanali dalle ore 17 alle ore 19 del lunedì (prima) e del venerdì (dopo, da circa metà incontri in avanti), fatto salvo per le interruzioni legate alle finestre esami. Per Il setting è stata utilizzata la sala soggiorno della Chiarugi preparata con sedie in cerchio aggiunte ai divani e poltrone già normalmente presenti. Il tavolino, posizionato al centro della sala, è stato utilizzato per mettere a disposizione del gruppo i testi e i canzonieri, in modo che potessero essere liberamente prelevabili. Gli operatori Chiarugi coinvolti erano due, più il tirocinante e quasi sempre diversi a rotazione. Gli strumenti prevalentemente utilizzati sono stati due chitarre acustiche, 1 classica e 1 folk, e come accessori degli accordatori elettronici, corde di ricambio, leggii e sgabelli regolabili.
Le chitarre sono state lasciate in deposito permanente in Chiarugi. In alcune occasioni sono stati utilizzati una tastiera pianoforte elettronica portatile Yamaha, percussioni varie come ovetti-marakas, cajon, djambè, sonagli, tamburelli, bodran, procurati da Marco Gajon. In una occasione sono state utilizzate le mani come percussione. Come per tutte le altre attività svolte in Chiarugi, la partecipazione era volontaria. In qualsiasi momento i partecipati lo volevano, potevano interrompere la propria partecipazione.
I pz. iniziavano la partecipazione a volte direttamente, essendo già presenti in sala, a volte o arrivando da altre sale della Chiarugi. Prevalentemente l’attività terminava per recarsi a cena poco dopo il termine della attività o per partecipare alla preparazione della sala da pranzo per la cena.
In occasione dell’utilizzo contemporaneo di chitarra e pianoforte elettrico, ci siamo disposti in opposizione rispetto al cerchio in modo da rendere meglio udibili i suoni degli strumenti.
Quasi sempre i pz. occupavano gli stessi posti delle volte precedenti. La stessa cosa avveniva per noi operatori in quanto vi era la necessità di poter vedere bene tutti i pz. e potersi far udire bene con gli strumenti di accompagnamento.
All’inizio della attività i testi delle canzoni e i canzonieri sono stati distribuiti direttamente ai pazienti da me o dagli operatori. In seguito si è deciso di mettere a disposizione i testi al centro della sala, in modo che i
pz. potessero approvvigionarsi direttamente. Spesso è stato comunque necessario procedere alla distribuzione, per evitare che il numero delle copie non fosse distribuito omogeneamente, lasciando sprovvisti alcuni pazienti. Si è cercato , per quanto possibile, di mettere da parte oggetti che non facessero espressamente parte del setting, come le riviste, in modo da cercare di mantenere il più possibile focalizzata l’attenzione del gruppo sulla attività. Nella conduzione gli operatori hanno cercato di mettere in campo un mix equilibrato di stile direttivo e stile non direttivo; cosa che ha permesso una migliore libera espressione del gruppo, anche durante il delicato momento della proposta dei brani nuovi e durante la selezione dei brani dal canzoniere. Non sono mancati i momenti in cui il gruppo ha espresso delle istanze di autoregolamentazione verso i i suoi stessi componenti, istanze che sono state contenute al bisogno, quando necessario.
Questo brano è tratto dalla tesi:
La follia nella canzone popolare italiana: la musica popolare italiana come strumento di riabilitazione psichiatrica in una esperienza di tirocinio nel Centro Semiresidenziale Vincenzo Chiarugi
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Informazioni tesi
Autore: | Daniele Valabrega |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2011-12 |
Università: | Università degli Studi di Torino |
Facoltà: | Medicina e Chirurgia |
Corso: | Tecnica della riabilitazione psichiatrica |
Relatore: | Gabriele Ruo Roch |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 121 |
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