Il Public Engagement a supporto della Mobilità Sostenibile
Cyber Mobility
La cyber mobility è quindi considerabile come una forma di soft mobility che può consentire di spostarsi virtualmente per raggiungere un’attività urbana e per fruire di uno specifico servizio (di tipo amministrativo, formativo, commerciale, turistico,informativo, etc.) anche se i numerosi studi in merito sembrano non confermare tale effetto di sostituzione ma quanto di supporto [Laboratorio TeMa, 2008]. Più in generale quando si parla di cyber mobility si considera la possibilità che le funzioni possano subire un processo di “virtualizzazione” grazie alla diffusione delle nuove tecnologie che trasformano i modi d’uso della città da parte dei cittadini: in altri termini un’attività si virtualizza quando trasferisce sulla rete Internet una parte o la totalità delle procedure di erogazione del servizio.
Come già accennato lo spostamento degli individui, all’interno dei contesti metropolitani, si genera nel momento in cui nasce l’esigenza di dover raggiungere un luogo fisico, diverso da quello di residenza, alfine di ottenere un servizio, svolgere un’attività, etc. Se per fruire di un servizio o per svolgere un’attività si può evitare di spostarsi fisicamente, accedendo telematicamente alla funzione (che rende disponibile una sua “immagine” digitale attraverso la predisposizione di un sito web), lo spostamento fisico traslerà nel ciberspazio, smaterializzandosi. In questo senso, la città digitale può essere considerata come una città caratterizzata da una mobilità soft che non produce impatti entropici sul sistema urbano. Molti dei rapporti interfaccia, una volta indispensabili per l’ottenimento di un servizio, si trasformeranno nell’incontro di flussi telematici che parrebbero in grado di sostituire gran parte dello spostamento fisico urbano. Molti studiosi sono concordi nell’affermare che tutto ciò determinerà consistenti mutamenti anche nella città reale, nella dimensione fisica, in cui alcuni luoghi urbani tenderanno a smaterializzarsi trasformandosi in spazi elettronici [Graham e Marvin, 1996]. Progressivamente si genera una sorta di “città trasparente” che affida ai flussi di bit e non più allo spostamento fisico degli atomi umani [Negroponte, 1997], lo svolgimento delle proprie attività.
Esistano dei fattori che veicolino la virtualizzazione funzionale sintetizzabili in:
- la diffusione dell’offerta di accesso alla rete Internet,
- abbattimento dei costi dell’hardware;
- una crescente disponibilità di servizi;
- la convergenza sulla rete di molti media (dai giornali, alla radio ed alla televisione) che offrono contenuti di largo consumo;
- la nascita e diffusione del fenomeno dei blog e delle web communities, veicolati dai nuovi ambienti che consentono il chatting o anche l’uso di una webcam e di un microfono per la videocomunicazione. Tali tecnologie consentendo di creare nuove organizzazioni collettive che nascono secondo un processo bottom up mai osservato in precedenza sulla rete caratterizzata,in genere, da rapporti B2B o B2C;
- la possibilità di frequentare mondi virtuali paralleli (Second Life, Small word, Alphaword, etc.) nei quali è “duplicata” l’esistenza umana all’interno di ambienti urbani digitali nei quali è possibile ricostruire la propria vita, con un nuovo sistema di relazioni, di attività lavorativa, etc..
Questo brano è tratto dalla tesi:
Il Public Engagement a supporto della Mobilità Sostenibile
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Informazioni tesi
Autore: | Cinzia Massera |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2011-12 |
Università: | Politecnico di Milano |
Facoltà: | Ingegneria |
Corso: | Ingegneria gestionale |
Relatore: | Marika Arena |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 343 |
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