Patto civile e passioni nel Leviathan di Thomas Hobbes. Il caso del timore
Il timore e il giuramento
Hobbes sostiene che alla base della scienza politica vi sono due postulati fondamentali che regolano la natura umana: la bramosia naturale per la quale ogni uomo intende godere da solo dei beni comuni e la ragione naturale che stabilisce la morte come il peggiore dei mali.
Il filosofo inglese sostiene che gli uomini non sono naturalmente inclini alla società. Essi non hanno un istinto naturale che li porta alla benevolenza e alla concordia reciproca. Nella prospettiva materialistica assunta da Hobbes, l'amore naturale non trova spazio, in quanto l'amore è solo una forma di desiderio determinato meccanicisticamente.
Da qui la sua convinzione che ogni associazione nasce dal bisogno reciproco o dall'ambizione. É il timore reciproco che fonda le più grandi e perpetue società:
«Infatti, le leggi di natura (come la giustizia, l'equità, la modestia, la pietà e, insomma, fare agli altri quello che vorremmo fosse fatto a noi) in sé, senza il terrore di qualche potere che le faccia osservare, sono contrarie alle nostre passioni naturali, che ci conducono alla parzialità, all'orgoglio, alla vendetta e simili. E senza spada i patti non sono che parole, prive di ogni forza di rendere sicuro un uomo. Quindi, nonostante le leggi di natura (che ognuno segue quando ha la volontà di seguirle e quando può farlo con sicurezza), se non viene eretto un potere o se non è abbastanza grande per la nostra sicurezza, ogni uomo vuole e può fare legittimamente affidamento sulla propria forza e sulla propria abilità per premunirsi contro tutti gli altri uomini. E, in tutti i luoghi in cui gli uomini hanno vissuto in piccole famiglie, rubare e saccheggiarsi l'un l'altro è stato un mestiere ben lungi dall'essere stimato contro la legge di natura, perché, più grandi erano i saccheggi che ottenevano, più grande era il loro onore e, nel fare questo, non si osservavano altre leggi che quelle dell'onore, cioè l'astenersi dalla crudeltà, lasciando agli uomini le loro vite e i loro strumenti per coltivare. E, come facevano allora le piccole famiglie, così oggi le città e i regni, che non sono altro che famiglie più grandi, allargano per la propria sicurezza i loro domini ad ogni pretesto di pericolo e di paura d'invasione o di assistenza che può essere data agli invasori, sforzandosi più che possono di assoggettare o indebolire i loro vicini con l'uso aperto della violenza e con arti segrete, facendolo giustamente per la mancanza di altri tipi di garanzia; e per questo vengono ricordati con onore nelle epoche successive».
Le cause di questo timore sono due: l'uguaglianza degli uomini per cui tutti hanno diritto su tutto (e quindi ognuno può rivendicare l'uso esclusivo dei beni); la reciproca volontà di danneggiarsi o la discordia derivante dal contrasto di opinioni o dalla mancanza di un bene assoluto.
Queste due cause fanno sì che lo stato di natura sia uno stato di guerra di tutti contro tutti (bellum omnium contra omnes) in cui ognuno ha diritto su tutto compresa la vita altrui. Ma questa condizione di guerra porterebbe inevitabilmente all'autodistruzione della vita umana. [...]
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Patto civile e passioni nel Leviathan di Thomas Hobbes. Il caso del timore
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Informazioni tesi
Autore: | Valentina Rosiello |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2009-10 |
Università: | Università degli Studi di Lecce |
Facoltà: | Scienze della Formazione |
Corso: | Scienze dell'educazione e della formazione |
Relatore: | Massimiliano Savini |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 79 |
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