Silenzio, strumento di preghiera: dalla Bibbia al mondo monastico
Silenzio e Bibbia
Come può una religione della parola, come è il Cristianesimo, essere attuale in un tempo di declino della parola? Risponderò a questa domanda mostrando in questo capitolo come al centro della parola della Rivelazione ci sia in realtà il silenzio.
In teologia il silenzio, quale categoria costitutiva del discorso teologico e dell'esperienza della fede, non occupa ancora un posto di rilievo sufficientemente significativo. Sergio Quinzio infatti, osserva che "mentre nel pensiero "religioso" o a sfondo religioso il tema del silenzio è poco trattato (…), come se l'impazienza della speranza religiosa urgesse verso la Parola che si attende emergere dal silenzio, nel pensiero "laico" il silenzio occupa invece un grande ruolo: il non credente abita infatti stabilmente al di qua della Parola di cui il credente attende la manifestazione".
Nella Bibbia più che una teologia del silenzio si ha una teologia dell'ascolto della Parola che richiede il silenzio: è attraverso la Parola che il mistico ha la possibilità di entrare nel mistero silenzioso ed ineffabile di Dio, dal quale la stessa parola è scaturita.
Il silenzio viene presentato nella Scrittura quale realtà eminentemente ambigua. In molti testi il silenzio viene presentato non come una dote o un privilegio, quanto piuttosto in associazione a situazioni negative: "il silenzio della morte, il mutismo degli idoli, il rifiuto o l'atto violento del far tacere l'altro".
Non mi occuperò nelle prossime righe di questi aspetti "negativi" ma ne farò solo ora un breve accenno: Davide, per esempio, sceglie il silenzio "senza averne alcun bene" (Sal 39,3). Altrove il silenzio viene collegato alla sconfitta definitiva degli avversari (Sal 8,3 e 31,17) e lo stesso Ades viene definito il luogo del silenzio (Sal 115,17). La vigliaccheria è talvolta ricondotta alla scelta di stare zitti (Est 4,14); così pure in rapporto alle umilianti punizioni inflitte ai nemici di Israele (Is 47,5) e agli anziani del popolo di Dio (Lam 2,10).
Il silenzio acquista invece una valore positivo e umanizzante soltanto quando, quale moto interiore che scaturisce di fronte all'ignoto, predispone a cogliere il mistero dell'alterità, quando favorisce la comunione, quando è espressione di apertura e d'accoglienza dell'altro e soprattutto dell'Altro: ed è di questo valore che mi occuperò nelle prossime righe.
Questo brano è tratto dalla tesi:
Silenzio, strumento di preghiera: dalla Bibbia al mondo monastico
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Informazioni tesi
Autore: | Luca Ravetto |
Tipo: | Tesi di Laurea Magistrale |
Anno: | 2012-13 |
Università: | Istituto di scienze religiose di torino |
Facoltà: | Istituto scienze religiose di torino (ISSR) |
Corso: | Scienze religiose |
Relatore: | Lucio Casto |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 95 |
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