La libertà di circolazione del lavoratore in ambito comunitario
Le prospettive europee: il libro verde ed i principi di flexicurity
La politica occupazionale europea a cavallo tra il XX° ed il XXI° sec. è il primo campo, estraneo a quello puramente economico, nel quale i singoli Stati membri cedono la propria sovranità al fine di realizzare azioni e politiche comuni. Nel 2000 a Lisbona fu inaugurata una stagione particolarmente fertile per la visibilità delle politiche occupazionali europee.
Inoltre, dalla fine degli anni 90’ si è assistito alla crescita esponenziale degli spazi occupati dalla letteratura cd. grigia, intesa come vasta e variegata diffusione di testi prodotti e diffusi al di fuori del canale classico delle imprese editrici. Tra tali produzioni letterarie in materia di politiche occupazionali vi troviamo il termine “flexicurity”, un concetto affermatosi in Danimarca e nei Paesi Bassi negli anni 90’ del XX sec. e diffusosi ben presto in tutto il resto d’Europa.
Secondo la ricostruzione più diffusa la nozione di flexicurity è proposta per la prima volta dal sociologo H. Adriaansens, membro del Consiglio scientifico per la politica governativa nei Paesi Bassi, in una serie di discorsi ed interviste tenuti durante il laborioso inter preparatorio di un pacchetto di misure legislative entrate in vigore 1°gennaio del 1999. Adriaansens definisce la flexicurity come: "una transizione dalla sicurezza dal lavoro alla sicurezza dell’occupazione".
Affinché si possa realizzare la flexicurity deve esservi armonia tra: l’attitudine del lavoratore alla flessibilità e la garanzia di misure di protezione sociale; la prima determinata dall’introduzione di forme flessibili di contratto e accompagnata dalla formazione costante del lavoratore che, qualora il mercato lo richiedesse, potrà facilmente essere collocato in un settore diverso all’interno del quale si è spostata la domanda; il secondo aspetto è la realizzazione di misure di sicurezza sociale atte a rendere il lavoratore scevro dai bisogni, come direbbe l’economista e sociologo britannico dell’ottocento William Beveridge.
Nell’episodio olandese ciò si realizzò con l’introduzione di diverse misure tra le quali la conversione del contratto da tempo determinato a tempo indeterminato decorsi tre anni dall’assunzione e l’accesso facilitato ai sussidi di disoccupazione in caso di licenziamento per motivi economici o finanziari. In seguito, il termine è forgiato dagli accademici olandesi ed in particolare da Tom Wilthagen cui si deve il più autorevole tentativo definitorio. Secondo una diversa ricostruzione il termine avrebbe origini più antiche e deriverebbe dalle misure adottate in Danimarca nel 1993 che portano il marchio del cd."miracolo danese”.
Una singolare combinazione tra flessibilità del lavoro e misure di sicurezza sociale che hanno determinato l’abbattimento della disoccupazione in Danimarca, e per questa ragione venne elevato a modello da seguire in tutta Europa. La dottrina ha inoltre parlato di “triangolo d’oro” per descrivere le tre componenti del successo danese: a) mercato del lavoro flessibile nel quale l’occupazione si crea e si distrugge con elevata facilità; b) generosi sistemi di welfare; c) efficienza ed efficacia delle politiche attive del mercato del lavoro (PALM).
La paternità della nozione di flexicurity, come concetto implicante una funzione latu sensu regolativa del lavoro e che trova accoglimento tra le Istituzioni europee, è da ricondurre a Tom Wilthagen: "Una strategia che tenta, in maniera sincronica e deliberata, di aumentare da un lato la flessibilità dell’assetto del mercato del lavoro, della sua organizzazione e delle relazioni industriali e lavorative; dall’altro di accrescere la sicurezza – sia sociale che di occupabilità – soprattutto dei gruppi più deboli, interni o esterni al mercato del lavoro".
Questo brano è tratto dalla tesi:
La libertà di circolazione del lavoratore in ambito comunitario
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Informazioni tesi
Autore: | Laura Bardi |
Tipo: | Tesi di Laurea Magistrale |
Anno: | 2011-12 |
Università: | Università degli Studi di Palermo |
Facoltà: | Giurisprudenza |
Corso: | Giurisprudenza |
Relatore: | Alessandro Garilli |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 131 |
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