Aura Digitale e canoni inversi: il ritorno dell' emozione
Storia di un disco
Produrre musica non vuol dire esclusivamente creare un brano, in realtà questa espressione nasconde in se centinaia di fattori che possiamo raggruppare in tre categorie: composizione, produzione di musica registrata, produzione di musica dal vivo. Le suddette categorie hanno pari importanza e sono strettamente legate tra di loro. Ad esempio produrre un “album”, senza poi promuoverlo dal vivo sarebbe praticamente inutile e fine a se stesso; allo stesso modo, fare un “live” senza aver composto brani risulterebbe impossibile o, nella migliore delle ipotesi, una mera imitazione di brani già scritti e già suonati. Cerchiamo ora di approfondire la seconda di queste categorie: la produzione di musica registrata. Per proseguire in questa strada dobbiamo inevitabilmente entrare nella “selva oscura” dei produttori discografici, delle Majors e delle etichette indipendenti. Come già fatto nei capitoli precedenti, dobbiamo affidarci alle nostre due macro-categorie, quella mainstream e quella underground, per riuscire a capire le forti differenze che ci sono tra un prodotto-musica ed un altro. Ma cosa sono le etichette discografiche? E come si dividono?
Fondamentalmente possiamo dire che l'etichetta discografica (o casa discografica) è un marchio commerciale creato dalle compagnie specializzate in produzione, eventualmente distribuzione e promozione, di musica e in taluni casi anche di video (specialmente video musicali), su diversi formati (come il compact disc, il disco in vinile, il DVD, le musicassette, ecc...). Il nome deriva dall'etichetta stampata che veniva posta al centro dei dischi in vinile. Le etichette discografiche si dividono sostanzialmente in due categorie:
-Le major - Legate a multinazionali che detengono gran parte del mercato musicale mondiale.
-Le indipendenti - Etichette che auto-producono e promuovono i propri prodotti indipendentemente dal circuito delle multinazionali (ma spesso con accordi distributivi o di cooperazione).
Il lavoro della Major è quello di investire le proprie risorse nella ricerca di nuovi talenti o nell'affermazione e lo sviluppo di stars famose. I rapporti che intercorrono tra artisti ed etichetta sono spesso controversi, infatti non suonerà sicuramente nuovo a nessuno sentir parlare di censure, stravolgimenti dei testi, di lunghezza del brano o addirittura interventi grafici sulle copertine degli album. Proprio a questo proposito il nostro Ian Chambers parla della scomparsa dell'unicità creativa di un brano, anzi, “...nella pop music, per esempio, la voce del cantante, le intenzioni del paroliere, il sound del gruppo – passati al setaccio dell'arrangiatore, del produttore, del tecnico del suono, della distribuzione della casa discografica e delle stazioni radio – sono completamente ridimensionati. Non c'è più una fonte facilmente identificabile; nessun autore ufficiale, ma pluralità di autori: “così quando tutti sono andati a casa, prendi quello che hai registrato e lo cambi completamente” dice Glyn Jhonson, produttore discografico (Wale 1972, p. 67)”. Le grandi case discografiche sono anche note per i “rapporti di collaborazione” che instaurano con alcune indipendenti, le quali, troppo deboli per affrontare da sole le dure leggi del mercato, si affidano alle majors per avere accesso a tutte le fasi della produzione. Il risultato molto prevedibile è quello di venire assorbite dalle case maggiori o nella migliore delle ipotesi di lasciare un parziale controllo sul prodotto finale. Da ciò ne risulta una pluralità di generi musicali tanto vasta quanto stabile nel tempo, ma di fatto una omogeneità di contenuti sia musicali che ideologici. [...]
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Informazioni tesi
Autore: | Simone Zampetti |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2011-12 |
Università: | Università degli Studi di Perugia |
Facoltà: | Scienze della Formazione |
Corso: | Scienze e tecnologie della produzione artistica |
Relatore: | Raffaele Federici |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 65 |
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