Il lungo percorso della Croazia verso l'Unione Europea
Gli eventi che portarono alla formazione di uno Stato comune
Nonostante prima della Grande guerra esistessero già diverse prospettive ed idee su come organizzare il futuro stato jugoslavo, fu solo durante il conflitto che tali prospettive assunsero contorni ben più definiti. Interessante ed inedita fu la proposta di un gruppo di emigranti croati che facevano riferimento al “nuovo corso”, i quali proposero alle potenze della Triplice Intesa la costituzione di uno Stato jugoslavo comune su base federale.
Altro obbiettivo degli emigranti, riuniti in un “comitato jugoslavo”, era la revisione del Patto di Londra tra le potenze dell’Intesa e l’Italia. Secondo gli accordi del Patto, l’Italia avrebbe ottenuto, per la sua entrata in guerra, il Tirolo meridionale, il Trentino, Trieste, Gorizia, l’Istria, la Dalmazia centrale con Zara e Sebenico e gran parte delle isole croate.
Nel 1915 la guerra arrivò nell’area balcanica, con le truppe austro – ungariche e bulgare che occuparono il territorio della Serbia, costringendo il governo, guidato dal primo ministro Pašić, a trovare riparo sull’isola di Corfù. Questa circostanza rappresentò una vera e propria svolta per lo sviluppo politico dell’area, infatti nel 1917 il governo serbo in esilio fu pronto ad accogliere rappresentati del comitato jugoslavo in vista di un accordo. Tale accordo, contenuto nella Dichiarazione di Corfù, definiva serbi, croati e sloveni “un popolo dai tre nomi, identico per sangue, per lingua parlata e scritta, per sentimento d’unità, per continuità e integrità del territorio, sul quale vive in maniera indivisibile”. Dunque la realizzazione di uno Stato comune sembrava un atto di unificazione nazionale, simile alla nascita dello Stato italiano oppure al Reich tedesco.
Sulla stessa lunghezza d’onda del comitato e del governo serbo all’estero, operarono, all’interno della monarchia austro – ungarica, i deputati slavi meridionali nel Concilio imperiale austriaco che richiesero la modifica della monarchia sulla base del trialismo. Nella “Dichiarazione di Zagabria” i rappresentati dei partiti croati e sloveni dichiaravano quale proprio obbiettivo l’indipendenza. A meno di un anno di distanza dalla suddetta dichiarazione, risalente al maggio 1917, a Zagabria nell’ottobre del ’18 si formava un Consiglio nazionale degli sloveni, dei croati e dei serbi. Il Consiglio era composto da circa centocinquanta membri, presidente era Korošec del Partito popolare sloveno, mentre i suoi vice erano il croato Ante Pavelić, solo omonimo del capo degli ustascia, e il serbo Pribicévić.
Ben presto il Consiglio nazionale annunciò, il 29 ottobre 1918, la secessione dalla monarchia bicipite e la formazione dello “Stato degli sloveni, dei croati e dei serbi”, in croato Država Slovenka, Hrvata i Srba, abbreviato in Država Shs. Ulteriore passo in avanti in vista della costituzione di uno Stato comune, fu la dichiarazione di Ginevra firmata dai rappresentati del governo serbo e dal Consiglio nazionale di Zagabria. La Dichiarazione prevedeva la sopravvivenza, all’interno del nuovo stato, sia del governo del Regno di Serbia sia del Consiglio nazionale croato, nonché la definizione delle questioni comuni, ossia la politica estera, l’esercito, i trattati di pace, la marina militare e mercantile. Questa rigorosa simmetria della struttura dello Stato ricorda il Compromesso austro – ungherese, anche se una grande differenza stava nel fatto che non era previsto un capo di Stato comune. Tuttavia le decisioni di Ginevra non furono mai applicate, perché presto superate dagli sviluppi storici.
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Il lungo percorso della Croazia verso l'Unione Europea
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Informazioni tesi
Autore: | Carlo Santillo |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2011-12 |
Università: | Università degli Studi di Napoli "L'Orientale" |
Facoltà: | Scienze Politiche |
Corso: | Relazioni Internazionali e Diplomatiche |
Relatore: | Fabio Bettanin |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 59 |
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