Analisi dei predittori di risposta ad un trattamento multimodale e ad un intervento farmacologico in minori con disturbi esternalizzanti
Evoluzione dei concetti di Psicopatia e di Disturbo Antisociale di Personalità
È grazie alle opere Introduzione alla clinica psichiatrica (1901) e Trattato di psichiatria (1904) di Kraepelin che nasce la nosografia contemporanea. Egli, criticando i precedenti sistemi di classificazione e affermando che le cause della pazzia non sono conosciute, dato che i disturbi che ne derivano risiedono in sconosciuti stati interni degli individui, classifica quattro tipologie di soggetti affetti da antisocialità:
a. Imbroglioni e bugiardi patologici: individui affascinanti e superficiali, privi di mortalità e senso di responsabilità verso gli altri;
b. Criminali impulsivi: commettono violenze sessuali, appiccano incendi dolosi e sono cleptomani;
c. Criminali professionisti: non sono impulsivi e apparentemente ben adattati, in realtà freddi, calcolatori, manipolativi e interessati solo al proprio tornaconto;
d. Vagabondi patologici: manifestano la tendenza a vagare in continuazione, incapacità di stabilire salde radici, deficitarii sia nel senso di responsabilità che nella capacità di intraprendere e svolgere compiti con continuità.
Nell’ottava edizione del Trattato, vengono definite due ampie categorie di soggetti psicopatici, poiché Kraeplin identifica il nucleo della psicopatologia in un deficit dell’affettività o della violazione: la prima comprende gli ossessivi, gli impulsivi e i devianti sessuali; la seconda soggetti con personalità eccitabile, instabile, eccentrica, bugiarda, imbrogliona, antisociale e litigiosa. Il tipo antisociale, in particolare, secondo Kraepelin, include i nemici della società, coloro che mancano di principi morali, che sono distruttivi e minacciosi (aggressività) e che non conoscono reazioni emotive profonde (deficit di empatia), che hanno problemi a scuola (deficit evolutivi e cognitivi) e che commettono furti e fughe da casa (disordini della condotta).
Il termine “sociopatia” venne ripreso da Birnabaum (1998), contemporaneo di Kraepelin, il quale affermava che sono soprattutto le condizioni ambientali, il contesto di vita dei delinquenti a non offrire ad essi l’opportunità di apprendere e assumere condotte socialmente accettabili. Kurt Schneider (1950) definisce i soggetti affetti da personalità psicopatiche come individui con personalità anormale che, di conseguenza, soffrono o fanno soffrire la società. Egli classificò dieci tipologie di psicopatici, tra cui: personalità simili a quelle depressive, istrioniche e narcisistiche; gli attuali borderline descritti come “psicopatici di umore labile” e contraddistinti da un disagio interiore che li porta ad assumere un comportamento frenetico caratterizzato da crisi di malumore e frequenti attacchi violenti che cercano di placare facendo ricorso a sostanze d’abuso o alla frequentazione di cattive compagnie; gli psicopatici impulsivi che, a causa delle loro repentine variazioni d’umore, agiscono in modo istintivo e sono incapaci di frenare e controllare le proprie reazioni che, per la loro intensità, sono definite “reazioni esplosive a corto circuito”; gli psicopatici anaffettivi che, freddi e insensibili sia dal punto di vista affettivo che morale, non sono in grado di provare empatia, agiscono solo seguendo finalità egoistiche arrivando anche a commettere reati molto gravi. In generale le azioni devianti sono un epifenomeno di caratteristiche di personalità diversificate: possono essere agiti irruenti di soggetti impulsivi o azioni progettate da chi conosce, ma non rispetta, le leggi morali o sociali oppure conseguenza di stati di euforia o sfogo di sentimenti depressivi. Da ciò emerge una tipologia passiva, in cui prevalgono distacco e anaffettività e una attiva o esplosiva, connessa ad aggressività e violenza.
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Analisi dei predittori di risposta ad un trattamento multimodale e ad un intervento farmacologico in minori con disturbi esternalizzanti
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Informazioni tesi
Autore: | Ludovica Lepore |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2011-12 |
Università: | Università degli Studi di Pisa |
Facoltà: | Medicina e Chirurgia |
Corso: | Tecnica della Riabilitazione Psichiatrica |
Relatore: | Annarita Milone |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 80 |
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