Sviluppi futuri del mercato petrolifero: nuovi scenari geopolitici e geostrategici

Se si ha la fortuna di veder scorrere sotto i piedi un fiume di petrolio di certo non ci si fa prendere dallo sconforto. Se poi si considera che questo corso di oro nero sfocia abitualmente in un mare fatto di ricchezza e benessere, non si può che pensare al meglio. Almeno in teoria. Perché la realtà a volte racconta tutta un’altra storia. Il rischio infatti è di essere soggetti a “inondazioni” continue, tanto normali quanto indispensabili finendo per ritrovarsi in alto mare, in balia della volatilità dei prezzi, affossati dalla zavorra della Dutch Disease.

Con il risultato che il petrolio da arma vincente si tramuta in arma a doppio taglio. In vera e propria maledizione. Il fenomeno in questione in letteratura è conosciuto come Oil Curse. I paesi colpiti sono quelli del Medio Oriente e del Nord Africa i cui stravolgimenti politici e sociali degli ultimi mesi costituiscono forse l’implicazione ultima dello Stato Rentier come surrogato dell’economia del petrolio. Tutto appare legato da un filo sottile sul quale ballano cifre demografiche, prezzi petroliferi e dati macroeconomici. Sotto, il baratro possibile, che offre lo scenario tipico della coperta troppo corta: ma questa volta tutti, o quasi, potrebbero ritrovarsi a gambe all’aria.

Il petrolio, negli ultimi cinquanta anni, ha rappresentato quasi il 50% delle esportazioni di materie prime dei paesi situati sotto la fascia equatoriale e nei suoi immediati pressi. Con il tempo questo dato è cresciuto notevolmente tanto che per alcuni territori si può parlare di monocoltura del petrolio. […]

In termini di cifre, prendendo come parametro esemplificativo l’Arabia Saudita, si parla di quasi 200 milioni di dollari nel 2010 e di poco meno di 300 nel 2011 con aumenti secondo le proiezioni anche negli anni 2012 e 2013. Il dato più sorprendente però, su cui riflettere, è la percentuale delle esportazioni di petrolio in relazione al volume totale di beni in uscita e il loro impatto sulla bilancia commerciale nonché sulla crescita in termini di contributo al Pil.