L’ "uomo qualunque" in Calabria
Le elezioni politiche del 18 Aprile 1948 e la fine del Fronte dell’Uomo Qualunque
Per Giannini iniziava un periodo di penose vicissitudini. Il Fronte era soffocato dai debiti; solo per il secondo congresso nazionale organizzato da Tieri c’era da pagare ben 21 milioni.
Giorno dopo giorno giungevano agli uffici qualunquisti intimidazioni di pagamento; lo scandalo, ingrandito dai malevoli commenti degli avversari, formò oggetto di polemica per lungo tempo;ne mancavano fastidiosi strascichi giudiziari. Parallelamente alla crisi economica, si aggravava quella politica. Le feroci accuse di Giannini ai cosiddetti “golpisti“, avevano indotto il gruppo parlamentare a dettare a Giannini dieci condizioni, pena le dimissioni in massa dal Fronte (all’accettazione dei 10 punti era subordinata la firma di un ordine del giorno di fiducia nei suoi confronti). Punto fondamentale era il riconoscimento pieno dell’autorità e del valore politico del gruppo parlamentare nel partito. Il documento era stato firmato da tutti i deputati presenti alla riunione; dinnanzi all’ultimatum il commediografo aveva scritto di voler accettare le condizioni, ma più tardi rispondeva con una dura “nota”, nella quale accusava la maggioranza dei deputati di non aver capito nulla della sua azione politica, respingendo tutte le accuse e sostenendo che i dissidenti erano mossi soltanto dal loro piccolo interesse locale e personale.
Ma, soprattutto, Giannini negava al gruppo parlamentare il diritto di giudicare il presidente, diritto spettante, in base allo statuto, al Consiglio direttivo centrale. La mossa di Giannini era abile: delegare la questione al Consiglio che, composto in buona parte da uomini a lui fedeli avrebbe certamente sconfessato la nuova ribellione ed acclamato a lui l’eterno capo del qualunquismo. Il Consiglio confermò la propria fiducia a Giannini. Ma questo fece sì che molti parlamentari, alcuni anche molto vicini al commediografo, si dimisero, incluso il segretario generale del partito, Tieri. Secessioni e dimissioni avvenivano anche in periferia; in Campania come in Calabria, vere e proprie roccaforti del Fronte, si registra l’innumerevole nascita di partiti e “partitelli” che si rifacevano al qualunquismo ma che non dipendevano più dalla sede centrale di Roma.
Ultimo boccone amaro fu l’iniziativa dello stesso Tieri (fino a quel momento dimissionario dalle cariche ma non dal partito) di fondare il Parito qualunquista italiano.
Con questa grave situazione interna, si arriva alle elezioni politiche del 1948, che furono a livello nazionale una strepitosa affermazione, come era facilmente prevedibile della Dc, dovuta alla stretta alleanza con gli Stati Uniti.
Questo successo era avvenuto principalmente soprattutto ai danni delle destre; il vero sconfitto era il Blocco nazionale con il quale i liberali avevano accettato l’alleanza con le residue forze qualunquiste. La sconfitta del Blocco era stata particolarmente significativa nell’Italia meridionale ed insulare, dove solo il Fronte dell’Uomo Qualunque aveva perso il 16% dei voti rispetto alle elezioni del 1946. Il partito di Giannini era stato dunque cancellato dal panorama politico italiano.
In particolare il dato nella regione Calabria risulta imbarazzante: il voto per il partito si attesta all’1, 1%.
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L’ "uomo qualunque" in Calabria
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Informazioni tesi
Autore: | Vincenzo Ruberto |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2010-11 |
Università: | Università degli Studi di Roma La Sapienza |
Facoltà: | Sociologia |
Corso: | Scienze sociologiche |
Relatore: | Mario Di Napoli |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 39 |
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