Personalità e aggressività nella prestazione sportiva: uno studio sperimentale
Frustrazione e aggressività
Lo psicologo John Dollard , elaborò assieme ad un gruppo di studiosi di orientamento comportamentista (L. W. Dobb, N. E. Miller, O. H. Mowrer e R. R. Sears) una grossa ricerca volta a dimostrare la tesi che l’aggressività è “sempre” la conseguenza di una frustrazione. Anzi, come più perentoriamente gli Autori sostengono nell’opera che raccoglie i risultati delle ricerche “un comportamento aggressivo presuppone sempre uno stato di frustrazione e, inversamente, l’esistenza di una frustrazione conduce sempre a qualche forma di aggressività” (Dollard et all., 1939). L’aggressività, se non può esercitarsi direttamente sull’agente frustrante al fine di impedirne l’azione nociva, può subire mutazioni, spostandosi ad esempio su altri oggetti in qualche modo collegati al primo, o anche sulla propria persona, o cambiare di forma; essa, una volta attivata, deve comunque esprimersi, rendendo però meno probabile, in una sorta di catarsi, nuove manifestazioni aggressive. Gli autori intendono dare al concetto di frustrazione il senso più esteso, riferendolo a ogni sorta di ostacoli, di impedimenti , di limitazioni, a ogni forma di controllo educativo e sociale. Frustrazione “quella condizione che si manifesta quando la risposta subisce un’interferenza e l’aggressività è un atto la cui risposta-meta è il danno ad un organismo (oppure a qualcosa che lo sostituisce)”. Essi cercano di riformulare questa ipotesi in termini quantitativi, ovvero, ritengono che l’intensità dell’istigazione all’aggressività varia in proporzione diretta alla quantità della frustrazione. Il passo successivo consiste nel considerare i fattori dai quali dipende la quantità di frustrazione e dai quali dipende anche l’intensità dell’istigazione all’aggressività. Tali fattori sono tre: l’intensità dell’istigazione all’aggressività dovrebbe variare in ragione diretta a:
1)l’intensità dell’istigazione alla risposta frustrata;
2) il grado d’interferenza con la risposta frustrata;
3)e il numero di risposte frustrate.
Per quanto riguarda il principio esposto nel punto 1, sottrarre il cibo a un cane affamato dovrebbe causare una reazione più violenta che non la sottrazione del cibo a un cane sazio. E così, la perdita d’una pagina cruciale di un romanzo giallo dovrebbe irritare un ragazzo più che la perdita d’una pagina altrettanto cruciale del suo libro di storia. Il principio esposto al punto 2 ci dice che dovrebbe essere meno probabile che un giocatore di golf si metta ad imprecare per una interferenza leggera che lo distragga in un momento cruciale della partita, che non per una distrazione più forte, la quale rappresenta cioè un interferenza molto maggiore. Anche i ritardi sono considerati interferenze. E’ quindi più probabile che un impiegato venga severamente ripreso per aver fatto aspettare per mezz’ora un occupatissimo principale che non per aver tardato tre minuti. Dal principio esposto al punto 3 emerge che oltre che dalle variazioni nell’intensità della frustrazione, l’intensità della risposta aggressiva dipenderà, almeno parzialmente, dalla quantità di istigazione residua dovuta a frustrazioni precedenti o simultanee, istigazione che contribuisce a rendere più energica quella risposta. Molte piccole frustrazioni si sommano producendo una risposta di intensità maggiore di quanto ci si aspetterebbe normalmente dalla situazione frustrante che sembra essere l’antecedente immediato dell’aggressività. A questo proposito il fattore temporale è di grande importanza. Secondo Dollard e collaboratori la connessione tra aggressività e frustrazione era già stata ventilata da William James per spiegare la bellicosità, da William McDougall pe giustificare “l’istinto di combattimento” e persino da Karl Marx (secondo il quale, a loro dire, il proletariato sarebbe “oppresso, ossia sfruttato” e pertanto reagirebbe con aggressività).Ma gli autori vogliono offrire uno speciale ringraziamento a Sigmud Freud, che al momento della pubblicazione era ancora in vita, per aver influenzato, più di ogni altro scienziato, la formulazione dell’ipotesi di lavoro che ha guidato la loro ricerca, citando le opere Lutto e melanconia (1917) e Introduzione alla psicoanalisi (1915-1917). Secondo l’analisi proposta da Dollard e collaboratori le regole del vivere sociale costringono l’uomo a inibire le reazioni aggressive alla frustrazione, le quali pur non venendo eliminate, vengono controllate, ritardate, mascherate, dislocate, o comunque deviate dal loro fine logico e immediato, sino ad esplodere in modo improvviso e incontrollato. Nonostante il grande interesse che questa teoria suscitò all’epoca, presto fu ridimensionata, in particolare dalle critiche di Berkowitz che sottolineò l’eccessiva semplificazione nel rapporto biunivoco tra frustrazione ed aggressività.
Questo brano è tratto dalla tesi:
Personalità e aggressività nella prestazione sportiva: uno studio sperimentale
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Informazioni tesi
Autore: | Serena Fugazzi |
Tipo: | Tesi di Laurea Magistrale |
Anno: | 2011-12 |
Università: | Università degli Studi Gabriele D'Annunzio di Chieti e Pescara |
Facoltà: | Psicologia |
Corso: | Psicologia clinica e della salute |
Relatore: | Alfredo Grilli |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 91 |
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