I contratti di garanzia finanzaria - Riflessioni su una concreta ipotesi applicativa

È giunto il momento di passare all'analisi (breve) del contratto di garanzia finanziaria, stipulato sub specie di contratto di pegno.
Si fa riferimento, dunque, ad un contratto avente ad oggetto la concessione di una garanzia reale – mediante la costituzione in pegno di un'attività finanziaria – a garanzia di un obbligazione finanziaria, cioè un contratto a mezzo del quale il prestatore della garanzia (il debitore del rapporto sottostante) costituisce in pegno, in favore del beneficiario della garanzia (che diviene creditore pignoratizio) attività finanziarie con funzione di garanzia.

In proposito si possono richiamare, con intento chiarificatore, le parole della direttiva n. 2002/47/CE, che, nella parte rilevante, si riferisce al «contratto di garanzia finanziaria con costituzione di garanzia reale» indicando un «contratto in forza del quale il datore della garanzia fornisce una garanzia finanziaria a titolo di garanzia reale a favore del beneficiario della garanzia o gliela consegna conservando la proprietà di quest’ultima quando il diritto di garanzia è costituito».

In relazione al pegno (inteso come garanzia reale su beni mobili, universalità di mobili, crediti), alcun problema si crea nell’interpretazione della disciplina del Decreto, diversamente da quanto avviene per le diverse ed ulteriori ipotesi di contratti di garanzia finanziaria atipici, astrattamente suscettibili di entrare in contrasto con alcuni principi cardine dell’ordinamento civilistico (ad es.: principio del numerus clausus delle garanzie reali).
Venendo al tema dei requisiti che il contratto di garanzia finanziaria (quale che sia la species concretamente adottata) deve possedere, si deve fare riferimento all’art. 2, co. I, lett. a) e b), Decreto, alla stregua delle quali: il contratto deve avere forma scritta ad probationem; la garanzia finanziaria deve essere stata prestata e la prestazione deve essere provata per iscritto.