Analisi comparata tra la prima e la seconda intifada palestinese
Le reazioni degli arabi in Israele
Durante la prima intifada i cittadini arabi di Israele non sono ovviamente riusciti ad influenzare la politica interna dello stato ebraico e anche se hanno dimostrato sempre di più il loro appoggio alla causa palestinese, il loro contributo politico effettivo è stato limitato.
I movimenti arabi, vedendosi come “forze democratiche” in uno stato democratico, hanno agito per riuscire a lavorare con altri partiti israeliani nello sforzo comune di una politica di appoggio alla causa palestinese e di maggiori diritti per gli arabi israeliani: “gli arabi sono cresciuti per diventare una coerente e dinamica comunità che agisce visibilmente ed è sempre di più preparata per dare contributi significativi alla vita politica israeliana” e alle richieste palestinesi. Ma sempre nel rispetto della legalità dello stato ebraico.
Ed infatti tre sono stati gli elementi caratterizzanti la politica della comunità arabo-israeliana tra il 1987 e il 1993:
1) supporto inequivocabile per la nascita di uno stato palestinese nella West Bank e nella striscia di Gaza
2) una richiesta di piena uguaglianza come cittadini di Israele
3) conduzione di qualsiasi forma di azione politica dentro i limiti permessi dalla legge israeliana, compresi scioperi e dimostrazioni.
L’eccezione fu data dagli incontri con esponenti dell’OLP, ma quello serviva anche per legittimarsi di fronte alla comunità araba e così quando durante lo sciopero del 21 dicembre 1987 ci furono lanci di pietre tutti i gruppi politici arabi condannarono apertamente gli incidenti. Ed infatti il sentimento di molti arabi era che i loro esponenti politici non dimostrassero sufficiente appoggio ai “fratelli” dei territori occupati, cosa non vera poiché la comunità araba in Israele fu la prima a manifestare il suo appoggio e a raccogliere, tramite comitati locali, soldi, cibo, medicine e vestiti per i palestinesi dei territori occupati, azione che provocò la sorpresa e la rabbia di molti israeliani.
“Il modello di risposta degli arabi israeliani all’intifada, ossia una profonda identificazione sentimentale ma un supporto limitato, è collegato al loro doppio stato politico di nazionalisti palestinesi e cittadini israeliani” che tentarono quindi di sostenere la ribellione ma che, agendo nei limiti posti dalla legge israeliana, non riuscirono ad portare un impatto politico notevole.
Ben diversa la situazione che si presentò nel 2000 dove l’intensità e la protesta del popolo arabo israeliano portarono ad una netta spaccatura con i cittadini ebrei che accusarono i primi di voler “cancellare la Green Line” o peggio di voler diffondere la ribellione dentro Israele. Durante la prima settimana 14 arabi israeliani furono uccisi nel corso delle proteste, migliaia furono feriti, centinaia arrestati e le maggiori strade nelle vicinanza di villaggi arabi furono chiuse, così come l’autostrada vicino Jisr al-Zarqa. Un avvenimento simile non avveniva dal 1976.
Le proteste dell’ottobre 2000 erano si in favore della seconda intifada, ma erano anche attuate per dimostrare la propria rabbia contro la discriminazione razziale da parte ebrea, le abituali pratiche della polizia israeliana contro i cittadini arabi, il cattivo lavoro del governo Barak, considerato incapace di attuare una politica che facesse di Israele “uno stato per tutti i suoi cittadini” enon solo per gli ebrei, ed infine per dimostrare l’appoggio agli ideali religiosi dell’intifada di Al-Aqsa. Le dimostrazioni furono di massa, del tutto spontanee e anche violente, e l’atteggiamento nel richiedere uguaglianza civile fu molto più deciso rispetto alla prima intifada: le richieste portate avanti non erano interpretate come “concessioni” ma come “diritti” da ottenere. Venne così meno il tipico atteggiamento di moderazione attuato durante la prima intifada. La risposta della polizia israeliana, come già detto, fu molto severa e comprese anche l’occupazione di villaggi e città arabe e l’uso di vere munizioni contro i dimostranti: secondo il parlamentare arabo-israeliano Azmi Bishara “la considerazione di Israele nei confronti dei suoi cittadini arabi in tempi di crisi non è quella di cittadini di serie B ma semplicemente di nemici.” “Nemici” che diedero prova di un’unità inimmaginabile, successivamente dimostrata anche dal “boicottaggio delle elezioni per il primo ministro in Febbraio- dove l’ 82% dell’elettorato arabo” non votò: l’illusione dell’ “integrazione” era svanita lasciando il posto alla consapevolezza di dover agire per unificare il movimento arabo costruendo anche istituzioni nazionali capaci di educare i propri concittadini e sostenere anche economicamente la minoranza all’interno di Israele.
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Analisi comparata tra la prima e la seconda intifada palestinese
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Informazioni tesi
Autore: | Marco De Stefano |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2004-05 |
Università: | Università degli Studi di Bologna |
Facoltà: | Scienze Politiche |
Corso: | Scienze politiche e delle relazioni internazionali |
Relatore: | Marcella Emiliani |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 70 |
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