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Le rappresentazioni mentali in gravidanza nella genitorialità tipica e ''a rischio'': strategie di prevenzione e di intervento precoce

Il parto e il periodo post–partum

Spesso, il parto viene vissuto come un atto violento, in cui compaiono paure di distruzione del corpo della madre o del bambino. Le ansie più comuni sono: paura che succeda qualcosa, paura del dolore fisico e paura di lasciarsi andare (Badolato, G., Sagone, A., 1984). Inoltre, nei giorni che precedono il parto, sono presenti ansie di morte, come se la nascita di una persona potesse comportare (a livello fantasmatico), la morte di un’altra (Breen, D., 1992).
La Breen (1992) parla di fantasie presenti non solo nella donna, ma anche nelle persone vicine a lei, affermando che tutta la gravidanza è caratterizzata dal conflitto tra distruzione e conservazione del bambino nella donna e nelle persone che la circondano.
Con il parto, la donna può confermare l’integrità del proprio corpo e la sua capacità di procreare, ma in alcuni casi può trovare conferma delle fantasie di fallimento e d’inadeguatezza.
A volte, le paure e le fantasie della gravidanza non si attenuano dopo il parto, anche quando si ha la conferma che il bambino è sano, seppure questo rappresenta sicuramente una rassicurazione per la madre e il compito che dovrà svolgere (Breen, D., 1992). Va comunque ricordato, che le paure e le ansie, vissute dalla donna, sono naturali e necessarie per la sua maturazione e in ogni caso il parto ha in sé una componente di lutto, perché la madre perde una parte reale di sé e si separa dal suo bambino che fino a quel momento, aveva percepito come parte integrante della propria persona.
Sempre secondo la Breen (1992) il parto comporta per la donna “ansie da perdita”, e più precisamente, essa delinea tre tipologie di perdita:
1) perdita della gravidanza che aveva portato benessere, pienezza e la realizzazione di desideri infantili nei confronti dei genitori;
2) perdita del bambino interno, del compagno costante e dell’unione simbiotica;
3) rinuncia del bambino fantasmatico a favore del bambino reale (Lebovici, S., 1983).
Spesso infatti, con l’incontro del proprio figlio si può creare una discrepanza tra il bambino immaginario e quello reale.
Per capire meglio, ricordiamo che il “bambino immaginario” così come viene definito anche da Lebovici (1983) è il risultato dell’unione tra le fantasie consce e inconsce che la donna ha durante la gravidanza e che danno forma al bambino. Le fantasie consce o realistiche sono osservabili nella scelta del nome del figlio o nella preparazione di uno spazio fisico per lui e vengono spesso condivise con il partner.
Invece, le fantasie inconsce derivano dalle prime esperienze vissute con i propri genitori durante l’infanzia e dai conflitti edipici e preedipici, a questo proposito Vegetti Finzi (1991) considera questo bambino come “il bambino del sogno”.
Per quanto riguarda il “bambino fantasmatico” esso viene definito da Lebovici (1983), come quel figlio che può essere immaginato con una funzione di riscatto (il cosiddetto Messia, che deve sconfiggere paure e depressioni), oppure viene definito come “il bambino parassita” (Ferenczi, S., 1914) causa dei timori di svuotamento del sé materno (il bimbo personifica le tendenze passivo-orali delle prime fasi di sviluppo).
Sempre a proposito dello stato psicologico della madre durante il parto, parla Pazzagli e il suo gruppo di ricerca (Pazzagli, A., Benvenuti, P., Rossi, Monti, M., 1981), presentando tre aspetti fondamentali:
1) la perdita: per cui la donna vive il parto come perdita di una parte del proprio corpo;
2) la disillusione: che si affronta nell’incontro con il bambino reale (Lebovici, S., 1983);
3) la regressione in simbiosi: che consiste nel lasciarsi avvolgere dal neonato all’interno di un sistema simbiotico in cui sia possibile stabilire una fusione. [...]

Questo brano è tratto dalla tesi:

Le rappresentazioni mentali in gravidanza nella genitorialità tipica e ''a rischio'': strategie di prevenzione e di intervento precoce

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Informazioni tesi

  Autore: Valentina Orani
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2007-08
  Università: Università degli Studi di Cagliari
  Facoltà: Psicologia
  Corso: Scienze e tecniche psicologiche
  Relatore: Loredana Lucarelli
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 112

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Parole chiave

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