Musica Elettronica d'Ascolto - Dalla Techno di Detroit alla Techno Inglese
Elettronica inglese 1990-92
In questo paragrafo tratteremo della scena inglese nata agli inizi degli anni novanta per delineare l'humus da dove, da lì a poco, nasce quella che si autodefinisce musica elettronica d'ascolto. D'altronde non riusciremmo a chiarire l'identità di una musica elettronica orientata verso l'ascolto e verso la ricerca sulle potenzialità del “suono-in-sè” senza partire dalla scena dance inglese che ne rappresenta l'esatto contrario.
Mentre si esauriva la prima fase acid house contraddistinta dai rave illegali, nel 1990 emergeva in Gran Bretagna una seconda ondata rave non più legata esclusivamente all'importazione di dischi house e techno americani. Nasceva il circuito dei rave legali e a pagamento che divennero, insieme a quelli illegali e alle radio pirata, i luoghi di maggior fruizione del nuovo sound britannico. L'approdo della techno e della house in Gran Bretagna provocò un'esplosione di scene, generi, sottogeneri e tendenze nel momento in cui i musicisti inglesi cominciarono a produrre musica originale reagendo agli stimoli musicali americani. Si delineò si da subito una musica elettronica che aggiungeva alla matrice originaria di Detroit e di Chicago una buona dose di aggressività. Le nuove produzioni inglesi suonavano più estreme, veloci, rumorose, ricche di riff assordanti e taglienti. Di fatto il termine hardcoretechno venne proprio coniato per contraddistinguere una versione più estrema della techno di Detroit che nella velocità trovava la sua valvola di sfogo, ad esempio la scena jungle che raggiunse il proprio apice nell'estate del 1993 e si basava su brani dalla pulsazione non inferiore ai 150 BPM.
Sarebbe troppo impegnativo, e forse inutile, analizzare tutti i fenomeni appartenenti alla dance culture inglese e alle città maggiormente colpite come Londra, Manchester, Sheffield, liverpool. Troppe furono le sfumature di generi che si susseguirono nell'arco di pochi anni. Alcune rimasero abbastanza fedeli alla lezione americana, altre invece la alterarono completamente. Seguendo la prospettiva tecnico/storica, azzarderemo un'analisi alternativa utilizzando una chiave di lettura del panorama musicale inglese basata sul paradigma tecnologico, che mira ad individuare due delle prassi più importanti per comporre musica elettronica dance nei primi anni novanta, a loro volta legate a due specifici insiemi stilistico-musicali: la Drum and Bass e il Bleep and Bass.
Il termine Drum and Bass lo useremo qui per raggruppare quei generi che condividono gli elementi principali dello stile hardcore, e che fanno dell'uso del campionatore lo strumento principale di composizione elettronica. In realtà Drum and Bass è un termine che indica tutto e niente. Tutta la musica elettronica è caratterizzata dalla linea di basso e di batteria come due elementi fondamentali; ma nel caso della d&b il termine indica i due luoghi che maggiormente furono sottoposti alla ricerca e alla sperimentazione da parte dei “tecnici del campionamento”. Da una parte abbiamo infatti i campionamenti di batterie acustiche – in gergo breakbeat – dall'altra la ricerca ossessiva di suono dalle frequenze più basse possibili. Nella d&b le sintetiche e metronomiche batterie elettroniche della techno e della house americana sono sostituite da campionamenti di batterie vere, acustiche, ripescate da vecchi dischi funk o hip-hop che conferivano al groove un sapore più funky. La tecnica di campionare i breakbeat e riprodurli in loop si adatta perfettamente allo spirito “casalingo” dei produttori di d&b. Per loro diventa più facile creare dei groove funzionali alla danza tramite il campionamento in tempo reale, piuttosto che programmare delle sequenze ritmiche su una drum machine. In questo modo anche la loro strumentazione si riduce a pochi elementi: un giradischi usato per selezionare i frammenti audio dai vinile, il campionatore per convertirli in digitale, e all'occorrenza un sequencer per gestire e organizzare i sample su un supporto virtuale. E' questo un metodo meno dispendioso anche dal punto di vista economico perché azzerava la necessità di circondarsi di sintetizzatori analogici e hardware specifico per la produzione musicale. Il disco è la principale fonte di ispirazione dalla quale prelevare “selvaggiamente” i campioni da modificare con infinite possibilità di editing; un supporto che già di suo è il risultato di un montaggio e di una composizione precedente, e che assume in un questo contesto il ruolo di punto di partenza, di principale fonte di ispirazione. [...]
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Musica Elettronica d'Ascolto - Dalla Techno di Detroit alla Techno Inglese
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Informazioni tesi
Autore: | Marco Coluccia |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2010-11 |
Università: | Università degli Studi di Pavia |
Facoltà: | Musicologia |
Corso: | Musicologia |
Relatore: | Fulcia Caruso |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 72 |
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