La scrittura libera e la libertà di stampa: considerazioni sul lessico di Marco Travaglio
Travaglio ed i neologismi: comunicare confrontandosi con le possibilità creative della lingua
Proseguendo nell’analisi delle composizioni del giornalista de Il Fatto Quotidiano emerge che, accanto ai termini arcaici, alle parole prettamente “tecniche” ed ai latinismi, nel lessico di Travaglio ricorrono frequentemente i neologismi165 e, ancor più, neoonomatismi o paraonomatismi (ma questo aspetto verrà approfondito più avanti nel capitolo sull’onomastica), segno distintivo della sua volontà di contribuire, attraverso una corposa produttività linguistica, alla diffusione di termini innovatori del lessico italiano.
L’introduzione di parole nuove in una lingua può avvenire per vari motivi ma, in linea generale, come sostiene anche Gabriel Bibiloni, essa è conseguenza diretta di una caratteristica basilare propria di qualunque lingua: l’innovazione costante, specialmente nel campo lessicale.
In virtù di tale capacità produttiva, tutte le lingue arricchiscono il loro vocabolario e, nel corso degli anni, subiscono delle trasformazioni.
L’adozione di neologismi si rende necessaria quando appare qualcosa che le “vecchie” parole non sono più in grado di significare e, quindi, molto spesso essi servono per veicolare informazioni legate a fatti episodici specifici. Questi nuovi costrutti nascono in virtù della capacità di tali eventi di colpire la fantasia di colui che li crea o li diffonde (solitamente il giornalista) e che spesso incontrano un favore e un successo immediati.
La veridicità di questa affermazione può essere verificata facilmente. Basti pensare a come la politica italiana degli ultimi vent’anni sia stata caratterizzata da avvenimenti di rilievo che hanno influito tanto sul costume quanto sulla storia dell’intero Paese; un insieme di fattori che hanno avuto non pochi riflessi sul piano lessicale. Un esempio su tutti è quello di “tangentopoli” che può essere considerato a pieno titolo “il padre di tutti i neologismi della Seconda Repubblica".
Come fanno notare Maria Vittoria Dell’Anna e Pierpaolo Lalla, partendo dalle nuove formazioni politiche e dalla discesa in campo di nuovi esponenti, fino ad arrivare ai cambiamenti del sistema elettorale, il lessico politico è uno tra quelli che ha avuto più bisogno di nuove parole per indicare referenti nuovi. Di conseguenza il vocabolario a disposizione dei parlanti si è notevolmente arricchito.
Tuttavia, a differenza del sopra citato “tangentopoli” che, ad oggi, resta una neoformazione di largo utilizzo, c’è da considerare anche la facilità con cui il parlante dimentica il significato dei neologismi nati e diffusi sulla scia di circostanze ed eventi politici passeggeri e che non trovano un’applicazione successiva.
Non di rado, quindi, l’utilizzo dei neologismi resta occasionale.
Come hanno ben spiegato Adamo e Della Valle, infatti:
“Per i motivi più diversi, molte parole o espressioni entrano come meteore nell’universo lessicale di una lingua, si affermano nell’uso per un certo periodo di tempo, e poi, scompaiono o rimangono relegate ai margini, in qualcuna delle tante periferie del lessico di una lingua”.
Posizione, questa, condivisa anche dall’ex presidente dell’Accademia della Crusca, Francesco Sabatini che, in occasione di un incontro all’Accademia dei Lincei sui neologismi, ne ha sottolineato l’insidia maggiore: cadere nell’ occasionalismo abbandonandosi ad un uso indiscriminato, nel tempo, di un neologismo valido solo nel momento in cui viene creato ma che subito dopo muore.
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La scrittura libera e la libertà di stampa: considerazioni sul lessico di Marco Travaglio
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Informazioni tesi
Autore: | Chiara Pasquinucci |
Tipo: | Tesi di Laurea Magistrale |
Anno: | 2011-12 |
Università: | Università degli Studi di Napoli "L'Orientale" |
Facoltà: | Lettere e Filosofia |
Corso: | Lingue e comunicazione interculturale in area euromediterranea |
Relatore: | Alberto Manco |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 189 |
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