Una valutazione economica ed ambientale del sistema di gestione integrata dei rifiuti nell’ambito del progetto Europeo “Life+Rels”
L'economia come sistema aperto: L'economia ambientale
L’economia classica e neoclassica hanno spesso fornito un’immagine fuorviante della relazione esistente tra un sistema economico (“una serie di istituzioni e di attività dirette a distribuire in maniera efficiente risorse scarse fra beni che forniscono benefici, soddisfacendo in tal modo i bisogni e i desideri umani” [R.K. Turner, D.W. Pearce & I. Bateman, Economia ambientale pag. 27]) e l’ambiente che lo circonda e lo sostiene (“composto da ecosistemi o interrelazioni fra le specie viventi e la struttura abiotica o non vivente” [ibid.]). Più in generale i modelli economici hanno ignorato le interrelazioni tra ambiente ed economia, descrivendo l’economia come sistema chiuso e lineare.
Solo alla metà del secolo scorso, alcuni economisti incominciarono ad occuparsi in modo sistematico degli effetti delle attività economiche sull’ambiente, e fu allora che nacque e inizio a svilupparsi una nuova disciplina: L’Environmental economics, ovvero L’Economia ambientale. Nonostante la validità teorica e pratica di tali contributi, e la consapevolezza che la questione ambientale non fosse un problema marginale ma di assoluta rilevanza, l’interesse per la disciplina è stato alquanto labile per lungo tempo.
Negli anni Sessanta, le economie più sviluppate, Gran Bretagna, Stati Uniti, Giappone, si sono improvvisamente scontrate con il fatto che la crescita economica e l’industrializzazione spinta non avevano solo prodotto dei vantaggi, ma avevano anche lasciato parecchi danni, alcuni costosissimi da riparare. L’inquinamento atmosferico delle città, in coincidenza con particolari condizioni economiche di quegli anni, provocò decine di morti. Molti autori, inoltre, richiamarono l’attenzione sugli inquinamenti e sui consumi elevatissimi di energia che le industrie, in particolare chimiche ed agricole, avevano portato negli anni. Erano gli anni in cui si manifestavano i primi fenomeni di danni irreversibili per l’ambiente, come l’inquinamento di laghi (al confine tra USA e Canada), inquinamento dei mari da parte delle petroliere (lavaggio delle cisterne e incidenti) o la corrosione dei patrimoni artistici dovuti alle piogge acide.
Furono avvenimenti come quelli riportati, insieme al degrado ambientale e alla crescente scarsità di risorse, che portarono alcuni economisti a porre la loro attenzione su alcuni problemi chiave che l’economia doveva affrontare. “Il fenomeno dell’inquinamento costituisce infatti, una delle possibili forme di interazione tra il sistema ambientale ed il sistema economico”.
E’ interessante ripercorrere brevemente l’evoluzione del pensiero che ha portato alla costruzione di una teoria economica dell’ambiente.
William Kapp, in Social Costs of Business Enterprise [1950], mostra come l’impresa privata avesse, fino ad allora, internalizzato i profitti e esternalizzato i costi sociali come i danni all’ambiente, prelevando risorse dall’ambiente senza restituirne. Il crescente degrado e l’esaurimento di risorse non rinnovabili hanno posto il problema dell’interdipendenza tra il sistema economico e il sistema ecologico/ambientale. Kapp sostiene che l’idea di un sistema economico, analizzato solo in termini di efficienza monetaria e di PIL, non tiene conto di molti aspetti e appare riduttivo. L’economia deve tenere presente le condizioni di riproduzione di ogni sistema, non solo quelle di produzione e consumo. L’impatto di fenomeni come inquinamento, traffico, incidenti sul lavoro, malattie ecc. hanno sollevato problemi complessi è necessario misurare costi e benefici sociali e ambientali.
Costi sociali intesi come quei costi espressi in effetti nocivi e danni subiti dall’economia come risultato di attività produttive private. Ciò che li rende sociali è il fatto di essere sopportate anche da terzi o dalla società. Esso sono il risultato della somma di costi privati ] costi esterni.
Benefici sociali intesi come le utilità di cui beneficia la società per effetto dell’ attività produttiva/economica privata. Esempi sono l’istruzione, la sanità, la difesa la riduzione dell’inquinamento. Sono il risultato di benefici privati ] benefici esterni.
Questi costi/benefici non devono, secondo l’economista essere valutati solo in termini monetari ma anche in termini descrittivi, valutando le connessioni tra gli ambienti e gli effetti che essi possono portare.
Nel suo lavoro, W. Kapp evidenzia come gli sviluppi della teoria neoclassica non avessero certo dedicato alla questione costi sociali, l’attenzione che avrebbe meritato. Il suo lavoro aveva come obiettivi principali: “sia di misurare i risultati del sistema d’impresa privata con l‘aiuto di un metro che trascenda quello del mercato, sia di gettare le basi di una nuova formulazione dell’analisi economica, che vi includa quegli aspetti della realtà che numerosi economisti sono stati inclini a scartare o a trascurare, in quanto «non economici»” [Kapp, 1963 pag. 23]. Per l’autore “è solo superando le divisioni attuali delle nostre conoscenze in materia di scienze sociali, più precisamente, accettando il fatto che le cose «economiche» e le cose «non economiche» sono strettamente legate e devono essere studiate parallelamente, che potremo costruire […] una vera «economia politica», dando a questo termine un significato ancora più largo di quanto non abbiano fatto gli economisti classici e i loro predecessori” [ibid.].
Questo brano è tratto dalla tesi:
Una valutazione economica ed ambientale del sistema di gestione integrata dei rifiuti nell’ambito del progetto Europeo “Life+Rels”
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Informazioni tesi
Autore: | Stefano Anceschi |
Tipo: | Tesi di Laurea Magistrale |
Anno: | 2009-10 |
Università: | Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia |
Facoltà: | Economia |
Corso: | Economia e Sistemi Complessi |
Relatore: | Fabrizio Ferretti |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 153 |
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