Ritiro sociale in adolescenza
Illustrazione del fenomeno e risonanza dell'hikikomori in area occidentale
In Italia si registrano emergenti casi di hikikomori, seppur con forme e dettagli differenti rispetto al fenomeno giapponese (Moretti, 2010): l'istituto Minotauro di Milano riferisce che nel corso del 2009 più di venti famiglie si erano rivolte agli specialisti per fenomeni di reclusione da parte di ragazzi adolescenti (Mangiarotti, 2009) e lo stesso Piotti, socio dell'Istituto Minotauro, conferma la presenza di casi che risponderebbero alle caratteristiche richieste per la definizione di hikikomori (Piotti, 2008). Anche presso l'Unità Operativa di Psicopatologia degli Adolescenti (i.e., UOPA) di Marano sono pervenute richieste di aiuto da parte di genitori con le medesime problematiche (Ciufferi, Mancini, 2011). Lo psichiatra Saito, nell'intervista condotta da Pierdominici (2008) sostiene di aver ricevuto richieste di aiuto da parte di medici italiani, in riferimento al problema dell'hikikomori. Egli, a dispetto della convinzione di molti studiosi riguardo la "giapponesità" del fenomeno, ritiene sia possibile riscontrare l'hikikomori anche in area Occidentale; tuttavia, esso sarebbe molto più diffuso ed acuto in Giappone in quanto decisamente più vincolante è il legame di dipendenza all'interno della famiglia e a causa della lunga permanenza dei figli nella casa dei genitori. Inoltre, non è affatto raro che, anche dopo il matrimonio, i figli mantengano una situazione di dipendenza dalla famiglia di origine (ibidem). Sebbene nel nostro paese poca attenzione sia rivolta al fenomeno dell'hikikomori, negli ultimi anni sembra esservi un crescente interesse, come dimostrano, a titolo esemplificativo, i testi dell'antropologa Carla Ricci: hikikomori: narrazioni da una porta chiusa e hikikomori: adolescenti in volontaria reclusione e il volume a cura di Giulia Sagliocco hikikomori e adolescenza. Fenomenologia dell'autoreclusione.
La maggior parte degli studi occidentali dedicati all'analisi di questo fenomeno lo radica all'interno della cultura giapponese, sottolineando come esso sia strettamente dipendente dalla specifica conformazione socio-culturale propria del paese. Zielenziger, uno tra più autorevoli studiosi del fenomeno in area occidentale, per esempio, afferma: "Inizialmente mi dava fastidio l'asserzione secondo cui la sindrome degli hikikomori esisterebbe soltanto in Giappone. Tuttavia, conoscendo sempre più gli hikikomori [...] arrivo a comprendere più a fondo la natura del loro isolamento. [...] comincio a vedere che la loro tragica sindrome riflette davvero un qualcosa di unico nella storia e nella cultura giapponese, che cozza contro il mondo moderno" (Zielenziger, 2008, p. 36).
Nel recente contributo a cura di Giulia Sagliocco (2011), nonostante venga posto in evidenza il ruolo che peculiari caratteristiche della società hanno nella fenomenologia del comportamento dell'autoreclusione, come la struttura sociale fortemente competitiva e l'aspra stigmatizzazione di chi fallisce rispetto agli obiettivi di integrazione socialmente condivisi (Grieco, Vivard, 2011), viene sottolineata anche la possibilità, non semplicemente aleatoria, che il fenomeno si estenda anche nel nostro paese: "Presso l'Unità Operativa di Psicopatologia degli Adolescenti [...] sono state raccolte numerose richieste di aiuto da parte di genitori di ragazzi che si isolano dal mondo esterno, fino ad arrivare a mettere in atto una vera e propria "autoreclusione" all'interno della propria abitazione". Maria Grazia Ciufferi e Francesca Mancini (2011), psicologhe presso la suddetta struttura napoletana ed autrici del contributo, grazie anche all'illustrazione di casi clinici, delineano un profilo dell'autorecluso nel contesto italiano, facendo emergere la profonda somiglianza con il fenomeno giapponese. Si tratta, infatti, di adolescenti tra i 14 e i 15 anni, prevalentemente di sesso maschile, il cui comportamento di chiusura emerge inizialmente come reticenza a frequentare la scuola fino ad approdare col tempo ad un isolamento all'interno della propria stanza. Così come nel quadro giapponese, non stupisce che il fenomeno in questione si manifesti inizialmente come sindrome di rifiuto scolastico, non solo per la centralità che esso assume in questa fase della vita dell'individuo, essendo l'adolescente profondamente dipendente dal gruppo dei pari (Mancini, 2006), ma anche perchè rappresenta il luogo emblematico del confronto con l'altro, precisamente ciò che l'adolescente fragile cerca di evitare ad ogni costo. Analoga, o per lo meno simile, è la reazione genitoriale di passività rispetto alla condotta del figlio; e, ancora, si riscontra la tipica configurazione familiare dell'hikikomori giapponese: uno stretto legame di dipendenza che intercorre tra madre e figlio, con episodi di violenza domestica perpetrati dal ragazzo principalmente nei confronti della madre, e l'assenza della figura paterna all'interno delle dinamiche familiari. E' doveroso, comunque, sottolineare che, a causa del mutamento del ruolo del padre all'interno della famiglia attuale, in Italia mancherebbe l'elemento di idealizzazione della figura paterna come immagine trionfale all'interno della società e le conseguenti aspettative rivolte al figlio rispetto al mantenimento dell'onore paterno.
Questo importantissimo contributo, nonostante non possa considerarsi una prova definitiva dell'esistenza del fenomeno nel nostro paese, dovrebbe stimolare riflessioni sull'argomento e dare vita a studi certamente più approfonditi. Il presente elaborato, lungi dal pretendere di spiegare il fenomeno dell'hikikomori, si propone di far emergere la possibilità di una visione secondo cui, nonostante le diverse cause scatenanti, dovute alla naturalmente diversa configurazione socio-culturale dei due paesi, gli adolescenti vivano gli stessi conflitti interiori, in parte dovuti anche al periodo storico che stiamo attraversando.
Questo brano è tratto dalla tesi:
Ritiro sociale in adolescenza
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Informazioni tesi
Autore: | Tiziana Casirati |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2010-11 |
Università: | Università degli Studi di Milano - Bicocca |
Facoltà: | Psicologia |
Corso: | Scienze e tecniche psicologiche |
Relatore: | Matteo Lancini |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 30 |
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