Un letterato veneziano del Cinquecento, Ludovico Dolce
Medea
Nel 1557 compare la Medea, sesta tragedia di Dolce, che riprende nuovamente il patrimonio euripideo accanto a quello senecano. La tragedia è dedicata a Odoardo Gomez, nobile lusitano, che Dolce non conosceva personalmente ma probabilmente tramite l’amico spagnolo Ulloa:
avendo io inteso le virtuosissime qualità ed il valore di V.S., infiammato da un’ardente affermazione, mi sento esser pervenuto verso di lei ad ogni termino di amore e di riverenza.
Dolce dedica a Odoardo Gomez una tragedia “tratta da buono autore, che è Euripide”, dichiarando quindi la sua fonte, senza citare né Seneca, né tantomeno le traduzioni latine alle quali attinse. In questa dedicatoria Dolce, forse ispirato dalla stesura del Dialogo della Pittura pubblicato nello stesso anno, affronta nuovamente il tema dell’imitatio rivolgendosi alla pittura: “a guisa di esempi cavato da valente pittore, non può perder tanto della sua primiera eccellenza che non ne tenga qualche sembianza”.
Torna anche in questa dedicatoria l’Ut pictura poesis e una concezione dell’imitatio nella quale ciò che conta è l’illustre modello, la primiera eccellenza, tanto nella pittura quanto nella scrittura. Così Dolce si assicura un’opera di successo, perché chiunque sia il traduttore, la tragedia tratta da un grande modello, quale Euripide, mantiene il suo grande valore, come dimostra il successo delle traduzioni in volgare italiano del grande amico di Dolce Alfonso Ulloa “il quale riducendo molte opere di lingua spagnuola in italiana giova all’una et all’altra parimente”.
Questo brano è tratto dalla tesi:
Un letterato veneziano del Cinquecento, Ludovico Dolce
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Informazioni tesi
Autore: | Francesca Proietti |
Tipo: | Tesi di Laurea Magistrale |
Anno: | 2011-12 |
Università: | Università degli Studi di Roma La Sapienza |
Facoltà: | Lettere e Filosofia |
Corso: | Letteratura e Lingua. Studi italiani ed europei. |
Relatore: | Beatrice Alfonzetti |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 374 |
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