Il trattamento di gioco nei bambini con autismo
Caratteristiche del trattamento di gioco per l'autismo
Tutti i modelli di insegnamento in età prescolare si basano sull'idea che le modalità più efficaci di apprendimento prevedano un coinvolgimento attivo del bambino nel proprio ambiente e considerano il gioco come strumento efficace per lo sviluppo delle abilità evolutive. Gli interventi rivolti a soggetti con disturbi dello spettro autistico dovrebbero comprendere l'educazione alle abilità di autonomia e di adattamento all'ambiente, la riduzione dei comportamenti problematici di disturbo, l'insegnamento di abilità di relazione sociale reciproca e di comunicazione, che promuovano la motivazione a incontrare e riferirsi all'altro, a inviare e ricevere messaggi, a scoprire e costruire i significati del mondo esterno.
Le ultime Linee Guida Italiane sul trattamento dei disturbi dello spettro autistico nei bambini e negli adolescenti raccomandano che gli interventi rivolti a soggetti con disturbi dello spettro autistico siano effettuati in modo tempestivo, non appena gli specialisti abbiano raggiunto una ragionevole presunzione clinica riguardo alla presenza del disturbo stesso, tenendo conto del fatto che alcuni tipi di intervento sono più appropriati in specifici momenti dello sviluppo (SNLG -Istituto Superiore di Sanità 2011). Normalmente, il gioco viene usato come strumento per insegnare comportamenti e abilità; con i bambini autistici, invece, il primo passo da affrontare è proprio insegnare loro a giocare.
Durante la preparazione e l'attuazione di un trattamento di gioco per bambini autistici, bisogna sempre tenere a mente gli obiettivi dell'intervento, per adattarli al singolo
bambino a cui il trattamento è rivolto. Ecco alcuni consigli che potrebbero essere utili ad un operatore, nella fase di preparazione di un play-training per bambini autistici:
• E' sempre consigliato insegnare i comportamenti sociali, collegandoli ad esperienze piacevoli per il bambino. La ripetizione basata sul piacere è una costante del gioco, nella quale vanno inseriti piano piano nuovi comportamenti da insegnare al bambino.
• Le diversità soggettive sono punti di forza e l'insegnamento parte da spinte già presenti nel bambino.
• L'insegnamento delle prime abilità sociali deve promuovere l'apprendimento di singoli comportamenti, ma anche l'intreccio e l'interazione delle loro componenti.
• I comportamenti insegnati vanno sempre inseriti in una circolarità di soggetti (es: mamma-bambino). Il gioco, infatti, porta armonia tra il bambino e i genitori, permette di realizzare un'alleanza e uno spazio di sintonia tra il bambino e l'adulto: senza sintonia, non può esserci apprendimento.
• Le attività devono essere strutturate nello spazio e nel tempo: l'adulto decide quali e quanti materiali usare, decide i tempi, stabilisce e comunica le regole con rigore e flessibilità, in modo che il bambino capisca chiaramente i compiti e le attività da fare.
• L'attività deve sempre essere guidata dall'osservazione del bambino, dai suoi interessi e desideri, dal suo modo di accettare o respingere una proposta: essa deve partire da qualcosa di significativo per il bambino, da lui conosciuto, amato e desiderato. Durante l'attività è necessario rispettare il funzionamento del bambino, affinché essa diventi piacevole e lo renda motivato ad apprendere.
• E' fondamentale la relazione che il bambino instaura con l'operatore, il quale deve dimostrare empatia, capacità di sentire le emozioni del bambino, di accettare il suo modo di viverle e tollerarle.
• E' necessario sempre rinforzare i comportamenti spontanei del bambino, che si avvicinano alle mete prefissate.
Questo brano è tratto dalla tesi:
Il trattamento di gioco nei bambini con autismo
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Informazioni tesi
Autore: | Alessio Bellato |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2011-12 |
Università: | Università degli Studi di Padova |
Facoltà: | Psicologia |
Corso: | Scienze psicologiche |
Relatore: | Teresa Farroni |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 37 |
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