Risk Management in sanità: metodi e strumenti applicati al rischio stress lavoro-correlato, ovvero la gestione del rischio come creazione di valore
Stress e aspetti medico-legali
Come più volte accennato, al datore di lavoro sono attribuiti, dalla normativa vigente, più obblighi per porre in essere un’idonea organizzazione del lavoro a tutela e protezione dei lavoratori. Il fondamento giuridico del diritto del lavoratore ad una organizzazione del lavoro che gli garantisca sicurezza e salute risiede nell’art. 2087 del c.c.:”…. che secondo la particolarità del lavoro, l’esperienza e la tecnica, sono necessarie a tutelare l’integrità fisica e la personalità morale dei prestatori di lavoro”, in base ai principi sanciti dalla Costituzione agli art. 32 e 41 e al rispetto dei doveri di correttezza e buona fede. Ma il datore di lavoro non ha assolto a tutti i suoi obblighi in materia di igiene e sicurezza se non riesce a tutelare in maniera idonea l’integrità fisica e morale del lavoratore; non solo ma il “datore di lavoro è ritenuto responsabile, anche se la legge è silente sulle misure antiinfortunistiche da prendere, se di volta in volta non adotta tutte quelle misure che la particolarità del lavoro, l’esperienza e la tecnica sono in grado di suggerirgli e quindi di imporgli tutte le misure di sicurezza idonee”. Quindi l’obbligo del datore di lavoro si ritiene assolto qualora egli abbia messo in atto non solo un comportamento di evitamento ma soprattutto un comportamento attivo, positivo, che si concretizzi nell’apprestamento delle misure organizzative in base al principio della c.d. “massima sicurezza tecnologicamente fattibile”. Ancora, al datore di lavoro è fatto divieto di “porre in essere, nell’ambito aziendale, tutti quei comportamenti che siano lesivi del diritto all’integrità psicofisica del lavoratore”. L’art. 2087 integra le obbligazioni che trovano la loro fonte nel contratto di lavoro, pertanto rientra nelle obbligazioni contrattuali il rispetto che il datore di lavoro deve alla dignità del lavoratore, in quanto essa costituisce, secondo giurisprudenza, condizione di onorabilità e nobiltà morale. Qualora si giunga in giudizio, al lavoratore spetta l’onere di provare, in base al criterio di ripartizione dell’onere della prova:
- Il danno
- La nocività/inadeguatezza dell’ambiente di lavoro
- Il nesso causale tra causa ed evento mentre al datore di lavoro spetta la dimostrazione di aver adottato tutte le cautele necessarie ad impedire il verificarsi del danno secondo le modalità fin qui esposte.
Secondo la Cassazione del Lavoro, il datore di lavoro non risponde di una responsabilità oggettiva dei danni causati al lavoratore, ma in base a criteri di negligenza, imprudenza, imperizia o violazione di norme specifiche e in base all’art. 1218 c.c. resta a suo carico il risarcimento “se non prova che l’inadempimento o il ritardo è stato determinato da impossibilità della prestazione derivante da causa a lui non imputabile”.
Questo brano è tratto dalla tesi:
Risk Management in sanità: metodi e strumenti applicati al rischio stress lavoro-correlato, ovvero la gestione del rischio come creazione di valore
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Informazioni tesi
Autore: | claudia allavena |
Tipo: | Tesi di Master |
Master in | Infermieristica Forense |
Anno: | 2012 |
Docente/Relatore: | Gino Saladini |
Istituito da: | Università Telematica TEL.M.A. |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 121 |
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