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Dissesto dei Comuni: esperienze e prospettive

Conseguenze della deliberazione sul comune e sui creditori

Occorre analizzare, a questo punto, le conseguenze della deliberazione. La prima conseguenza immediata è la sospensione dei termini per la deliberazione del bilancio fino a che non venga approvata l'ipotesi di bilancio stabilmente riequilibrato. Altra conseguenza è il blocco delle azioni esecutive nei confronti dell'ente per i debiti che rientrano nelle competenze dell'O. S. L. Per quanto riguarda le procedure pendenti, invece, è prevista la loro estinzione.

La conseguenza che ha generato più ricorsi e conseguenti pronunce del Consiglio di Stato è quella sancita dall'art. 248, co. 4 del citato testo unico che stabilisce che i debiti insoluti non producono interessi, né sono soggetti a rivalutazione monetaria. Fatte salve le pronunce della Corte Costituzionale, che hanno sancito che la norma riguarda solo l'opponibilità alla procedura e l'ammissibilità alla massa passiva lasciando integra la facoltà di azionare questi diritti una volta che l'ente sia tornato in bonis, è opportuno esaminare le pronunce della magistratura amministrativa in questi ultimi anni. In tal senso, una consolidata giurisprudenza amministrativa si richiama alla sent. 4878 del Consiglio di Stato, Sezione V, del 19 settembre 2007.

I dipendenti della provincia di Napoli erano ricorsi in appello contro la sentenza del T. A. R. della Campania, sezione di Napoli, che rigettava il ricorso dei suddetti volto a richiedere l'esecuzione di una sentenza e della successiva decisione di ottemperanza con cui veniva accertato il diritto alla rivalutazione e agli interessi su somme liquidate a titolo di differenze stipendiali corrisposte con ritardo. Il Consiglio di Stato ha dato ragione ai ricorrenti interpretando la disposizione come meramente sospensiva.

Nella citata sentenza il supremo organo della giustizia amministrativa ha rilevato l'analogia con l'art. 120 della Legge Fallimentare che prevede che, alla chiusura della procedura, i creditori riacquistino “il libero esercizio delle azioni verso il debitore per la parte non soddisfatta dei loro crediti per capitale e interessi”. La sentenza è stata ripresa dalla sent. 33517 del T. A. R. del Lazio, sez. Roma, II, del 17 novembre 2010. In questa sentenza il giudice amministrativo rilevava che la pretesa del creditore, legittimata da una sentenza passata in giudicato, non poteva essere del tutto svilita dal provvedimento con cui si avviava la procedura di dissesto che poteva solo ritardare i tempi. Per il T. A. R si trattava di una sorta di prenotazione del titolo che andava in ogni caso tutelato.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Dissesto dei Comuni: esperienze e prospettive

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Informazioni tesi

  Autore: Angelo Fornari
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2011-12
  Università: Università degli Studi di Roma La Sapienza
  Facoltà: Scienze Politiche
  Corso: Scienze dell'amministrazione
  Relatore: Angelo Clarizia
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 90

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