Lettere provinciali: scrittura narrativa e intenti satirici in Jane Austen
Bugie necessarie
Quella dell’epoca pre-vittoriana è una società che impone autocontrollo sull’entusiasmo individuale, la formalità sull’informalità, i rigidi schemi della famiglia e della comunità, imponendo al singolo individuo la rinuncia alle proprie aspirazioni e desideri e l’anteposizione del dovere e della “prudence” alle passioni ad ai sentimenti. È un mondo totalmente dominato dalla forma e per l’autrice questa parola è sinonimo di falsità, a “social masquerade”, quell’insieme di “necessary lies” e di “invisible restrictions” che impediscono d’essere sinceri, poiché sincerità vorrebbe dire anarchia e disordine. Ciascuna società è ovviamente regolata da determinati codici comportamentali, ai quali ogni persona si adegua in modo consapevole o inconsapevole. Quelle dell’epoca sono regole sicuramente più rigide di quelle attuali, ma l’autrice è ben consapevole delle restrizioni e delle ipocrisie del mondo in cui vive. Nonostante sia deliziata, allo stesso modo d’Elizabeth Bennet, da tutto ciò che trova ridicolo, il suo intento non è quello di rivoluzionare lo stato delle cose, bensì descriverle semplicemente per quelle che sono. Jane Austen si rende conto che tutti ‘recitano’ un ruolo per la maggior parte del tempo trascorso con altri. Alcuni lo fanno inconsapevolmente, comportandosi come degli automi e senza alcuna capacità di riflettere.
Altri invece, si rendono perfettamente conto d’essersi calati in un ruolo e di possedere varie sfaccettature del proprio carattere che non possono essere rivelate in qualunque occasione.
Tali persone desiderano fortemente disimpegnarsi da quel ruolo che è stato assegnato loro dal copione sociale e vivono in conflitto con loro stessi.
Mansfield Park è il romanzo austeniano che meglio rappresenta tale conflitto. La casa dei Bertram è il regno del decoro esteriore ma nello stesso tempo dell’insoddisfazione interiore; è un palcoscenico sul quale si recita dentro ruoli obbligati. L’autrice mostra come le pressioni dell’ambiente circostante facciano scivolare l’individuo entro delle situazioni da cui non è in grado di liberarsi senza commettere alcuna colpa, colpa che consiste nella rottura delle forme esteriori, imposte o adottate, che non corrispondono al proprio io interiore.
Mansfield Park presenta le caratteristiche di una prigione, di un luogo di costrizione mentale e comportamentale, presieduto dall’irremovibile Sir Bertram. È durante la sua assenza da casa che i giovani mettono in discussione quei principi che l’autorità paterna ha sempre preteso indiscutibili. La recita messa in scena nello studio austero e serioso del padrone di casa, rappresenta un momento di liberazione e uno strumento d’autoespressione. Attraverso una commedia, paradossalmente, i giovani di Mansfield Park si liberano dai ruoli imposti loro dall’autorità patriarcale e da un’altra commedia, quella della vita sociale. Il gioco che si crea tra la vita reale e la recita è sottile e intrigante: se da una parte il palcoscenico dovrebbe essere il luogo della finzione per eccellenza, in questo caso si trasforma nel luogo in cui è messa in scena quella verità che nella vita reale deve essere taciuta. La commedia scelta dai giovani affronta questioni morali che li riguardano da vicino: si tratta di Lovers’ Vows, un testo all’epoca molto noto, che narra la storia di due donne: una ha una relazione da cui nasce un figlio illegittimo; l’altra, pur essendo promessa in sposa ad un altro, dichiara il suo amore all’uomo di cui è innamorata, contravvenendo alle regole del decoro. Nel corso delle prove, i personaggi del romanzo, nei panni d’attori, si dichiarano i loro reciproci sentimenti: Maria Bertram ed Henry Crawford danno libero sfogo al loro amore alla presenza del suo fidanzato; e anche Edmund e Mary, perfetti per le parti che stanno interpretando, si dichiarano i loro sentimenti. Nell’opera teatrale le due protagoniste hanno la possibilità di vivere liberamente le proprie passioni, mentre la realtà di Mansfield Park non lo consente; qui la fine delle due donne più passionali e coraggiose del romanzo, non è felice: Mary, per la sua impulsività, perde l’amore di Edmund, mentre Maria, abbandonata dal suo amante, finisce i suoi giorni in un luogo appartato senza nessun affetto e in solitudine. Entrambe, dunque, sono punite per il loro non possedere l’autocontrollo necessario per vivere in una società in cui alle donne non è concesso vivere apertamente i propri desideri.
Questo brano è tratto dalla tesi:
Lettere provinciali: scrittura narrativa e intenti satirici in Jane Austen
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Informazioni tesi
Autore: | Denise Croci |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 2002-03 |
Università: | Università degli Studi della Calabria |
Facoltà: | Lingue e Letterature Straniere Moderne |
Corso: | Lingue e Letterature Straniere |
Relatore: | Maria Maddalena Parlati |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 78 |
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