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L'esclusione sociale. Il ruolo del volontariato a Cosenza

L’esclusione sociale a Cosenza

Volendo parlare di un caso specifico, non possiamo non parlare della situazione di Cosenza, e del suo centro Storico, premettendo che è stato difficile trovare dei dati. Tutto quello che è scritto, viene da esperienze personali dello scrivente. La gran parte delle famiglie che popolano il centro storico sono povere e composte da tanti membri, spesso spaccate dalla separazione dei genitori. I genitori sono spesso analfabeti, senza capacità o qualifica lavorativa, e senza un lavoro stabile. In alcuni casi vi sono episodi di allontanamento per emigrazione del capofamiglia (o, addirittura, dell’intera famiglia) verso il Nord Italia o all’estero, alla ricerca di migliori prospettive di esistenza. Queste unità familiari sono spesso instabili: in molti casi ci sono conflitti interni causati da alcolismo e dall’angusta dimensione dello spazio abitativo da condividere con un elevato numero di persone. Un caso comune di spaccatura della famiglia è quando il partner maschile abbandona il tetto coniugale e va a vivere con un'altra donna, il che significa non soltanto un maggior carico di difficoltà per il partner femminile, ma anche per il figlio più avanti con l’età, che deve badare ai fratelli minori mentre la madre va a lavoro. Il risultato è un termine prematuro della carriera scolastica (carriera che spesso non inizia proprio). Molto basso è il livello d’istruzione tra i giovani, che abbandonano la scuola per iniziare una carriera lavorativa, che spesso si traduce, in una carriera malavitosa. Quasi nessuno impara a svolgere un lavoro specifico. Quasi tutti si ritrovano senza capacità o qualifiche di sorta. Per quanto riguarda i maschi, essi sono in gran parte nella condizione di lavoratori precari. Le loro tipiche attività sono: manovali nei cantieri edili, raccoglitori di ferraglie. Ricorrono anche a ripieghi occasionali (come vendita di cose di poco valore nel quartiere), spesso al confine della legalità. Anche la presenza di un certo numero di carcerati (con l’accusa di furto e piccolo spaccio) mette in rilievo il ricorso alle attività illegali. Per quanto riguarda le donne, queste sono quasi esclusivamente occupate in attività di pulizia o di cure personali. Questi fattori ci portano ad affermare che questa non è “semplice” povertà, ma possiamo parlare proprio di esclusione sociale. Alla mancanza di reddito si sommano condizioni sociali svantaggiate, basso livello d’istruzione e mancanza di qualifica professionale. Un altro elemento che deve essere preso in considerazione è quello delle condizioni abitative, generalmente molto misere. Le aree del centro storico sono caratterizzate da uno stato molto fatiscente degli edifici, con alcuni episodi recenti di crollo. Alcune persone non vivono in abitazioni vere e proprie, ma in magazzini trasformati in abitazioni, senza i basilari servizi sanitari. Per finire, deve essere evidenziato l’alto grado di solidarietà (tra parenti, vicini, amici) che caratterizza il centro storico. Si tratta di una fitta rete di relazioni che include tutti quelli che vivono nell’area, e che protegge la gente dalle più gravi conseguenze dell’esclusione sociale.

Questo brano è tratto dalla tesi:

L'esclusione sociale. Il ruolo del volontariato a Cosenza

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Informazioni tesi

  Autore: Fabrizio Grandinetti
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2010-11
  Università: Università degli Studi della Calabria
  Facoltà: Economia
  Corso: Discipline Economiche e Sociali
  Relatore: Giovanna Vingelli
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 45

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