L'incidenza del principio di sussidiarietà sulla legislazione
Leale collaborazione e sussidiarietà
Il principio di leale collaborazione, nonostante non fosse stato espressamente costituzionalizzato, già all’interno del testo precedente alla riforma del 2001, rappresentava uno dei cardini attorno ai quali ruotava il sistema dei rapporti tra i soggetti dell’ordinamento.
Attraverso l’opera della Corte costituzionale e della dottrina si è assistito a un’elaborazione costante della leale collaborazione, che ne ha evidenziato il carattere di criterio fondamentale per un modello di regionalismo cooperativo. Tale principio ha, infatti, costituito lo strumento attraverso il quale integrare le istanze centralistiche statali con le aspirazioni autonomistiche delle realtà territoriali, coerentemente con il dettato dell’art. 5 Cost. E’ stato sottolineato come questa norma rappresenti il fondamento costituzionale della leale collaborazione poiché sancisce il riconoscimento delle autonomie locali e promuove il più ampio decentramento amministrativo, consentendo, così, di contemperare le esigenze di raccordo e coordinamento fra i vari enti territoriali, di cui la Repubblica si compone, con quelle della separazione delle competenze. Il principio di leale collaborazione, secondo l’opinione in esame, si pone quindi a fondamento dei rapporti fra le varie istituzioni dotate di autonomia costituzionalmente garantita, le quali devono esercitare le proprie funzioni nel pieno rispetto delle prerogative reciproche.
Questa esigenza di riguardo reciproco per il ruolo e le attribuzioni degli enti costituzionali, assume un’importanza ancora maggiore all’indomani della riforma costituzionale del 2001. Nel nuovo Titolo V della Costituzione, infatti, lo Stato non si trova più in una posizione di supremazia gerarchica rispetto agli altri enti, ma concorre con essi, in posizione di pari dignità, a costituire la Repubblica. In quest’ottica il nuovo assetto è espressione di un regionalismo che s’ispira alla cooperazione tra centro e periferia, valorizzando i principi di sussidiarietà e di leale collaborazione.
Parte della dottrina ha rilevato come il nuovo testo della Costituzione rappresenterebbe un passo indietro nell’evoluzione dei rapporti fra Stato e Regioni, poiché si fonderebbe su un modello di regionalismo duale, fondato sulla separazione fra centro e periferia, discostandosi dalla precedente visione cooperativa dei rapporti tra i soggetti dell’ordinamento. L’opinione contraria, invece, ravvisa come, coerentemente con l’elaborazione della giurisprudenza costituzionale, all’indomani dalla riforma, il nuovo Titolo V presenti numerosi riferimenti, anche impliciti, al principio cooperativo.
Questi sono ravvisati, dalla dottrina in esame, nella necessità d’intese tra i soggetti coinvolti, finalizzate al riconoscimento di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia, nella previsione della partecipazione delle Regioni alle fasi di decisione e attuazione del diritto comunitario, nell’individuazione del principio di sussidiarietà come strumento di allocazione delle funzioni amministrative, nella disciplina del coordinamento fra Stato e Regioni in materia di immigrazione, ordine pubblico e sicurezza e nella previsione di forme d’intesa e coordinamento in materia di beni culturali, nella fissazione dei principi di coordinamento della finanza pubblica.
L’opinione in commento, quindi, rintraccia gli elementi fondamentali, per la ricostruzione costituzionale del principio di leale collaborazione, da un lato nel principio di unità e indivisibilità della Repubblica, sancito dall’art. 5 Cost., il quale esercita, in conformità con quanto già rilevato dalla giurisprudenza costituzionale, una funzione d’integrazione fra i diversi livelli dell’ordinamento e, dall’altro, nell’interpretazione organica delle norme che compongono il nuovo Titolo V, indizianti di una scelta orientata verso il modello del regionalismo cooperativo.
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L'incidenza del principio di sussidiarietà sulla legislazione
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Informazioni tesi
Autore: | Chiara Quintini |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 2010-11 |
Università: | Università degli Studi di Roma Tor Vergata |
Facoltà: | Giurisprudenza |
Corso: | Giurisprudenza |
Relatore: | Antonio D'Atena |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 218 |
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