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Dalle leggi razziali ai campi profughi del Salento: storia degli ebrei in Italia dal 1938 al 1947

Le politiche d’occupazione fascista e la condizione degli ebrei

L’Italia fascista, grazie soprattutto al decisivo contributo militare tedesco, conquistò alcuni territori dell’Europa mediterranea: una parte della Francia mediterranea, la Corsica, la Slovenia meridionale, la parte occidentale e meridionale della Croazia, il litorale dalmata, il Montenegro, gran parte del Kossovo, la Macedonia occidentale e buona parte della Grecia e delle sue isole. Un discorso a parte riguarda l’Albania, territorio occupato prima del conflitto ed in circostanze radicalmente diverse. Molte delle zone militarmente occupate, rientravano nel progetto imperiale fascista, cioê facevano parte del cosiddetto “spazio vitale” ed erano controllate, o direttamente amministrate in funzione della “razza” e del grado di sviluppo della relativa popolazione. In concreto però, l’Italia non ebbe mai piena libertà d’azione politica e militare in nessuno di questi territori, poiché essi vennero, in larghissima parte economicamente sfruttati e politicamente controllati dal Terzo Reich.

Di conseguenza, anche la politica nei confronti degli ebrei, non poteva prescindere dal rapporto con l’alleato tedesco. Nell’ipotesi di una vittoria tedesca, ad esempio, il governo italiano di fronte ai popoli dell’area mediterranea, avrebbe potuto mettere in evidenza le differenze rispetto alla politica della Germania e presentarsi come l’altro polo dell’Asse. Va aggiunto che data l’insistenza tedesca per la consegna degli ebrei e l’importanza che essi davano alla “soluzione del problema ebraico” se ne sarebbe potuto “mercanteggiare il prezzo”. D’altro canto, non si può scartare l’ipotesi che, qualora i tedeschi avessero trasferito le loro truppe nel Mediterraneo per portare un aiuto decisivo all’Italia contro gli alleati, gli ebrei dei territori occupati sarebbero stati consegnati. Infine, gli ebrei internati nei territori occupati italiani potevano essere utili, anche in caso di negoziati con gli alleati. Sappiamo bene però, che durante le trattative per l’armistizio, il governo italiano non sfruttò l’argomento della “disponibilità” nei confronti degli ebrei.

Va anche considerato il fatto che, alcune autorità italiane, considerarono le deportazioni degli ebrei un fattore che danneggiava profondamente la politica dell’Asse in Europa. Non a caso, il generale Mario Roatta comandante della II Armata riteneva che consegnare gli ebrei ai tedeschi o ai croati avrebbe danneggiato il prestigio degli italiani con gravi ripercussioni sui cetnici poiché questi avrebbero pensato che tale sorte sarebbe stata riservata anche a loro.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Dalle leggi razziali ai campi profughi del Salento: storia degli ebrei in Italia dal 1938 al 1947

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Informazioni tesi

  Autore: Giorgio Petolicchio
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2010-11
  Università: Università degli Studi di Pisa
  Facoltà: Scienze Politiche
  Corso: Relazioni internazionali
  Relatore: Paolo Nello
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 155

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storia degli ebrei in italia dal 1938 al 1947

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