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Geografia politica e geopolitica: proposte di lettura di un contesto storico culturale

Nicholas John Spykman e il Rimland

Americano, ma di origini olandesi, Nicholas J. Spykman nasce ad Amsterdam nel 1883. Dopo aver lavorato dal 1913 al 1920 come corrispondente giornalistico in Asia, si iscrive alla University of California nel 1921 e completa gli studi due anni dopo, nel 1923.

Nel 1925 ottiene una cattedra alla Yale University e diventa presidente del Dipartimento di relazioni internazionali, oltre che direttore dell’Istituto di studi internazionali nel 1935. Prima del suo lavoro nel campo delle relazioni internazionali e della geopolitica,

Spykman era meglio conosciuto per il suo studio sulle teorie sociologiche di Georg Simmel 9 Nel 1938 pubblica due articoli nell’American Political Science Review: Geography and foreign policy I (Geografia e politica estera I); e Geography and foreign policy II (Geografia e politica estera II).

Un anno dopo, nel 1939, sempre su American Political Science Review pubblica altri due articoli, sempre relativi alla geopolitica: Geographic Objectives in Foreign Policy I (Obiettivi geografici nella politica estera I); e Geographic Objectives in Foreign Policy II (Obiettivi geografici nella politica estera II).

Spykman definisce la geografia: l’elemento determinante fondamentale della formulazione di una politica nazionale, in quanto è il più permanente […] Poiché le caratteristiche geografiche degli stati sono relativamente stabili e immutabili, le aspirazioni geografiche di questi stati restano le stesse nel corso dei secoli; e poiché il mondo non ha ancora raggiunto quella felice situazione in cui i bisogni di ognuno non entrano in conflitto con quelli degli altri, queste aspirazioni sono fonte di attriti. Cosi, mentre i governi e le dinastie si succedono, la geografia è responsabile di numerose lotte che si perpetuano attraverso la storia. (Spykman, 1938, p. 29).

Da questo punto di vista, Spykman rifiuta il determinismo geografico di Friedrich Ratzel dove la politica degli stati è governata dalla geografia e dai vincoli che essa pone: montagne, fiumi, mari, posizione nello spazio, presenza o assenza di protezioni naturali. Ma non si trova d’accordo nemmeno con il possibilismo di Lucien Febvre, dove la natura offre all’uomo delle possibilità da sfruttare in modi diversi, utilizzare un fiume come barriera o come via di comunicazione.

Per Spykman la geografia crea una disposizione, per dirla alla Napoleone "La politica di uno stato è nella sua geografia", e cosi la Gran Bretagna, essendo un’isola al margine dell’Europa, è spinta a trovare ricchezze e nutrimento attraverso gli oceani, mentre la Germania, nel cuore dell’Europa e circondata dalla Francia e dagli stati slavi, cerca di farsi largo ricercando il suo spazio vitale, per paura di essere soffocata dagli stati vicini.

Certamente l’identità geopolitica di uno stato è il prodotto delle realtà – i problemi di un’isola sono necessariamente differenti da quelli di un paese chiuso – ma anche delle reazioni, dei sentimenti suscitati da queste realtà: mentre l’insularità della Gran Bretagna la spinge a lanciarsi alla conquista del mare aperto, quella del Giappone porta questo paese a isolarsi dal resto del mondo (all’epoca dei Togukawa, dal 1640 al 1867) (Defarges, 1996, p. 46).

Nell’analisi che Spykman dedica alla storia del mondo nei due articoli del febbraio 1938, ci fa notare che lo status di potenza mondiale è quasi sempre prerogativa degli stati molto estesi, con le rare eccezioni di Venezia, Paesi bassi e Gran Bretagna che avevano, per mezzo del controllo del mare, governato grandi imperi. La dimensione, "non è la forza ma la forza potenziale". L’ampia estensione di uno stato può essere un punto di forza o di debolezza e questo dipende "dalle conoscenze tecniche, dallo sviluppo sociale, morale e ideologico, dalle forze dinamiche all'interno di uno Stato, dalla costellazione politica del passato, e dalla personalità degli individui" (Spykman, 1938a, pp. 32-33).

L'elemento essenziale per far si che uno stato esteso diventi anche potente secondo Spykman è "un efficace controllo centralizzato, attuabile avendo a disposizione un efficace sistema di comunicazione dal centro alla periferia" e qui l’autore ci fa notare, come gli incas, i persiani, i romani, i francesi, ed i cinesi, abbiano costruito i loro domini servendosi di strade e canali lungo i propri imperi. Più recentemente, ha spiegato, ferrovie e aeroporti "hanno reso possibile l'effettiva integrazione in zone più ampie".

Il trend geopolitico, secondo il geografo americano, andava verso la formazione di stati in grado di esercitare un efficace controllo politico su aree sempre più grandi, arrivando a profetizzare che nell’arco di cinquant’anni un "Quadrumvirato delle potenze mondiali saranno Cina, India, Stati Uniti e l'URSS" (Ibid., pp. 34, 36, 39). Ancora più importante rispetto alla dimensione di uno stato, secondo Spykman, è la sua posizione, sia nel mondo e in una regione particolare, definendola come "il fattore più importante nella sua politica estera, in quanto essa è immutabile se non nell’arco di diverse generazioni" (Ibid., p. 40).

Questo brano è tratto dalla tesi:

Geografia politica e geopolitica: proposte di lettura di un contesto storico culturale

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Informazioni tesi

  Autore: Alfonso Caracappa
  Tipo: Tesi di Laurea Magistrale
  Anno: 2010-11
  Università: Università degli Studi di Firenze
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Studi Antropologici e Geografici
  Relatore: Bruno Vecchio
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 127

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