Sicurezza e qualità dell’abitare.Potenzialità e limiti della strategia CPTED nell’ambiente costruito
La sorveglianza di vicinato
Al lavoro di Polizia e Governi Locali si affianca sempre più la collaborazione e la disponibilità della popolazione nello spendere il grande capitale sociale che possiede in termini di impegno sociale, politico, solidale. L’ispirazione viene dal modello anglosassone e nord-americano del Community Policing, strategia alternativa al consueto intervento securitario.
Essa sintetizza il bisogno di sicurezza del privato cittadino e contemporaneamente la necessità di aggregazione collettiva tra la popolazione (Battistelli, 2008: 66) in un processo di co-produzione della sicurezza che porta con sé quindi anche la costruzione vera e propria di una comunità.
Se la Polizia si assume il ruolo di mediatore ed ampia le proprie competenze anche alla sfera sociale, i cittadini diventano attori co-protagonisti del mantenimento dell’ordine della prevenzione del crimine (Amendola, 2003b: 157).
Mentre in Italia, coi già citati Poliziotti di Quartiere, si sono sperimentate esperienze di prossimità più che di co-produzione della sicurezza, grazie alla esperienza accumulata all’estero si è già in grado di affermare che questa strategia ha il suo punto di forza nella riduzione della percezione dell’insicurezza da parte dei cittadini coinvolti e nel rafforzamento dei rapporti tra Polizia e comunità. Non è del tutto sancita invece l’effettiva riduzione dei comportamenti delinquenziali (Amendola, 2003a: 53).
Come suggerisce Jane Jacobs, diminuisce l’insicurezza percepita grazie ad una intensificazione e ramificazione del tessuto connettivo pubblico, che sviluppa una rete di controlli in grado di fornire rassicurazione senza intaccare la sfera della privacy (Jacobs, 2009: 3).
Una delle più famose esperienze legate alla Community Policing è quella dei Neighbourhood Watch (sorveglianza di vicinato): alcuni cittadini, coordinati ed istruiti all’interno di uno specifico programma, sorvegliano il proprio quartiere di residenza segnalando alle forze dell’ordine ogni possibile attività sospetta. Negli anni più recenti questa collaborazione tra comunità e Polizia ha preso anche la strada del web, con lo sviluppo di specifici siti. Lo scopo è allargare il bacino della popolazione coinvolta, con particolare riferimento ai giovani, ritenuti più disposti ad utilizzare la mediazione della rete per comunicare.
Lo stesso si può dire per i quartieri più problematici, in cui non risulta semplice esporsi pubblicamente per segnalare problemi ed abusi.
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Sicurezza e qualità dell’abitare.Potenzialità e limiti della strategia CPTED nell’ambiente costruito
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Informazioni tesi
Autore: | Fabio Negro |
Tipo: | Tesi di Laurea Magistrale |
Anno: | 2010-11 |
Università: | Università degli Studi di Trento |
Facoltà: | Sociologia |
Corso: | Società - Territorio - Ambiente |
Relatore: | Bruno Zanon |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 117 |
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