Gli studenti italiani in Erasmus a Bruxelles
Multiculturalismo: il caso di Bruxelles
Francofoni e fiamminghi, maghrebini e eurocrati. La capitale europea è lo specchio (sfocato) della diversità culturale dell’Europa e delle sue contraddizioni.(https://www.cafebabel.it/article/2077/bruxelles-urbanismoda-capitale-soft.html)
Parlando di Bruxelles si intende un’area comprendente 19 comuni e all’incirca un milione di abitanti: amministrativamente si tratta della Regione Bruxelles-Capitale.
“Bruxelles ha sempre vissuto una situazione paradossale: la città, nella quale il 90% circa degli abitanti sono francofoni, si trova nel bel mezzo della regione delle Fiandre, a maggioranza fiamminga. La popolazione è quindi abituata al multiculturalismo. Vediamo anche che le persone di origine magrebina sono circa 75.000, ma a Bruxelles vivono anche più di 105.000 persone legate al microcosmo delle istituzioni europee. Un settore che rappresenta il 10% del Pil della Regione e che occupa 3,5 milioni di metri quadri di uffici su un totale di 12. Questa eterogeneità possiamo notarla molto facilmente spostandoci da un quartiere all’altro.”
(https://www.cafebabel.it/article/2077/bruxelles-urbanismo-da-capitalesoft.html)
Bruxelles può essere vista come una città in disordine e affascinante anche per i diversi stili architettonici delle case e per i contrasti tra gli edifici di architettura contemporanea che si affiancano al gotico Municipio della Grande Place e all’imponente cattedrale di San Michele.
La città è un miscuglio di stili. C’è il desiderio di volersi adattare rapidamente ai cambiamenti e di cogliere la possibilità di diventare capitale europea ha spinto il Paese a muoversi velocemente, in breve tempo sono stati distrutti e ricostruiti interi quartieri per poterli vendere o affittare.
Parlando del quartiere europeo, lo si può definire come una parte a sé stante, come se non fosse unito alla città, la sua relazione con la società bruxellese sembra limitata. Quindi potremmo definire Bruxelles come una città frammentaria. Nonostante tutto, però entrare nel quartiere internazionale è come prendere una boccata d’internazionalità.
Durante la fine degli anni Ottanta, tutto il quartiere attraversato da Rue Danseart e Sainte-Catherine si è trasformato nel luogo di ritrovo e di lavoro di artisti e omosessuali. Sono stati aperti locali e bar, gallerie e ateliers.
Nello stesso tempo un veloce processo di imborghesimento sta spingendo le comunità di immigrati fuori dal centro. Sui marciapiedi di Bruxelles, le nostre orecchie sono colpite da una sfilza di lingue. In questa città europea, parlare l’inglese non basta: il bilinguismo ufficiale francese- fiammingo è presente ovunque e soprattutto nelle offerte di lavoro.
Il quadro legislativo è lampante, lo statuto istituzionale della capitale è bilingue. E questo bilinguismo è diventato quasi una condizione obbligatoria per essere assunti a Bruxelles. Se si vuole lavorare qui, il minimo è imparare le lingue ufficiali.
“Secondo Actiris, un’agenzia per il lavoro, il 35% dei giovani sono disoccupati, tra cui quasi nessun fiammingo parlante mentre il 90% è rappresentato da monolingui, cioè persone che non sono bilingui francese - fiammingo. In trappola, dunque, i vantaggi rappresentati da tutti gli altri multilinguismi, come parlare l’inglese, l’arabo, lo spagnolo o altro ancora. Può essere intesa come una discriminazione linguistica per l’assunzione. Quest’esigenza di bilinguismo, può essere vista più che come una discriminazione linguistica, come una discriminazione identitaria.”
(https://www.cafebabel.it/article/30325/bruxelles-biliguismomultiliguismo-mercato-lavoro.html)
Si possono parlare varie lingue, ma se non si parla il fiammingo, sembra difficile trovare un lavoro al di fuori delle istituzioni.
La gerarchia linguistica di Bruxelles è in effetti molto chiara: il francese è la lingua più importante, seguita dal fiammingo, e infine dall’inglese.
Quindi nonostante Bruxelles sia sempre più multilingue e anglofona, è diventato estremamente difficile per i giovani trovare lavoro se non parlano il fiammingo.
In questo periodo, i canoni da rispettare per un lavoro non sono favorevoli ai giovani stranieri. Le competenze non sono sufficienti senza il bilinguismo francese/fiammingo. Tramite Actiris, la una gran quantità di giovani, a meno che non impiegati presso le istituzioni europee o affiliate, si ritrovano a fare lavori non qualificati.
Anche se come detto finora, il mercato del lavoro a Bruxelles è tradizionalmente bilingue, possiamo però dire che si stia internazionalizzando e quindi stia andando verso il multilinguismo, anche se lentamente.
C’è dell’inadeguatezza tra la realtà sociale di Bruxelles e il mercato del lavoro e le politiche che lo regolano. Si impone una logica bilingue in opposizione alla logica internazionale ed europea della realtà urbana.
Sono nati, per risolvere questo divario, progetti in materia d’istruzione e formazione. Ovviamente il fiammingo è il corso più seguito.
Tra l’altro il mercato del lavoro fiammingo è molto più ricco e molto più attivo di quello francofono, soprattutto a livello culturale, come nei musei.
A questo punto ci chiediamo dove sia andata a finire l’influenza dell’Europa. Le istituzioni europee cercano di difendere il multiculturalismo, occupandosi di assunzioni per la propria rete, e non incoraggiando così lo sviluppo del multilinguismo sul mercato del lavoro di Bruxelles.
Per adesso, Bruxelles sembra troppo irrigidita dalle divergenze comunitarie e dal suo tradizionale bilinguismo per sostenere le innumerevoli proposte dell’Europa. Per i giovani europei che cercano un lavoro a Bruxelles, la strada quindi più facile sembra essere quella delle istituzioni europee e delle imprese che lavorano nell’ambito internazionale. A meno che non si prenda la decisione di diventare un vero cittadino di Bruxelles e di aggiungere il fiammingo alle lingue conosciute.
Questo brano è tratto dalla tesi:
Gli studenti italiani in Erasmus a Bruxelles
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Informazioni tesi
Autore: | Elisabetta Fabiani |
Tipo: | Tesi di Laurea Magistrale |
Anno: | 2010-11 |
Università: | Università degli Studi di Roma La Sapienza |
Facoltà: | Sociologia |
Corso: | Sociologia |
Relatore: | Stefania Vergati |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 135 |
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