La prima Intifada nella visione politica del Fronte Democratico per la Liberazione della Palestina - FDLP

L’impegno iniziale dell’Organizzazione era però limitato dalla sottovalutazione dell’evento. Molti, infatti, consideravano quanto stava accadendo come un altro dei tanti momenti di tensione che erano esplosi nei Territori durante gli ultimi tempi, anziché una rivolta di ben più ampie dimensioni, tanto che durerà degli anni.

Lentamente però, nelle settimane seguenti, prenderanno coscienza della portata di quanto si sta realizzando. In particolare Arafat stesso, il quale avendo già vissuto i fermenti del primo fremito rivoluzionario palestinese del 1936 contro il dominio britannico e l’immigrazione ebraica, si chiese se l’OLP nei Territori sarebbe riuscita a mantenere il controllo su quanto stava accadendo. Il ricordo di ciò che era avvenuto cinquant’anni prima, fece temere al leader un altro insuccesso. Troppe erano le similitudini.

Anche negli anni ’30, ad esempio, i leader come Haj Amin al Husseini, erano in esilio. In quell’occasione la rivolta non ebbe certo un buon esito per il suo popolo, con divisioni interne al movimento palestinese in cui arabi avevano ucciso altri arabi. Quel fallimento contribuì alla “catastrofe” del 1948.

Arafat sapeva che non doveva esitare troppo. Tra le sue prime mosse ci fu un comunicato radiofonico fatto la notte del 10 dicembre, attraverso l’emittente dell’OLP a Baghdad. Il leader palestinese esortò il suo popolo a continuare “l’insurrezione”. Affermerà poi che fu l’OLP a dare il via all’insurrezione e che ne aveva il pieno controllo. Ma, al momento, ancora nessuno era sicuro che questa rivolta fosse diversa dalle tante altre che avevano scosso i Territori varie volte e si erano poi spente in qualche giorno.

Secondo le parole di Salah Khalaf, importante dirigente, nonché ideologo, di al-Fatah: “Nessuno si aspettava una simile Intifada, con la sua forza ed il suo potere. Perfino Abu Jihad [alias al-Wazir], che aveva i migliori contatti con i Territori Occupati, non si aspettava qualcosa di simile… Quando l’Intifada cominciò eravamo tutti impauriti. Nel 1936 era durata sei mesi, ed all’inizio non pensavamo che questa Intifada potesse durare di più”.

Faisal al-Husseini, era in carcere quando l’Intifada esplose. Era stato arrestato dagli israeliani il 12 settembre di quello stesso anno. Le poche notizie che riceveva in prigione lo lasciarono inizialmente incredulo, finché una visita della sua famiglia gli diede informazioni più attendibili. Ciò che venne a sapere gli diede enorme soddisfazione: si stavano realizzando alcuni degli eventi che egli stesso aveva stimolato con la propaganda clandestina anti-israeliana. Mai avrebbe sperato che i palestinesi insorgessero in quel modo.

Nel 1984 Husseini aveva infatti fondato la Società di Studi arabi e continuamente cercato nuovi metodi per far fronte all’occupazione israeliana nei Territori. “Per noi era chiaro che la resistenza passiva non sarebbe stata accettata dai palestinesi”, affermerà poi, “quindi decidemmo per una non violenta politica aggressiva”.