Gli anni del dragone

E‟ fuori di dubbio che la politica di liberalizzazione economica, portata avanti all‟alba degli anni ‟80, sia stato il motore che ha permesso di dare inizio al fulmineo sviluppo della Cina, al quale tutto il mondo ha assistito all‟inizio con un certo scetticismo e senso di superiorità, conseguentemente tramutatisi in stupore e, perché no, in paura. Scavalcata quella Grande Muraglia immateriale, fatta di leggi e di ordinanze firmate dal regime, la popolazione cinese ha gradualmente assistito all‟entrata in patria di uno stile di vita prima sconosciuto (o ai più impedito), di una politica economica capitalista esportata dalle stesse potenze mondiali occidentali, desiderose di investire i propri capitali in un paese dalle grandi aspettative, probabilmente senza troppo pensare che un giorno poi non tanto lontano si sarebbero ritrovate a dover fare i conti con una nuova super potenza che, ad oggi, gioca un ruolo fondamentale all‟interno dell‟equilibrio economico e politico mondiale.
In pochi decenni il gigante orientale ha partorito una nuova classe di ricchissimi che, dopo avere provato il sapore del denaro (nel senso più basilare del termine), hanno deciso di spingersi più in là e concedersi l‟accessibile (per loro) lusso di una dolce vita costellata da beni le cui cifre annoverano svariati zeri.
Fino a qui è tutto abbastanza nella norma, in quanto si è da sempre verificato che maggiore è il potere di acquisto di una persona, maggiore sono le spese che si può permettere, e spesso, di conseguenza, maggiori sono le spese che intraprende: orologi, vini, gioielli e capi d‟abbigliamento costosi sono i classici acquisti che i milionari, non solo cinesi, si concedono tutt‟altro che saltuariamente, per ragioni le più varie. L‟arte, oltre ad essere un bene di lusso come i sopra citati, è però anche un investimento nella cultura e nell‟educazione, un qualcosa che richiede una grande comprensione e ponderazione nel momento in cui viene acquistata, qualunque sia il prezzo e il prestigio: ragioni che spiegano il perché ancora tanti, tra le schiere mondiali dei nuovi ricchi, non si azzardino ad investire fondi ed energie in questo campo. Eppure, in un paese a tutto tondo come la Cina, questo sta avvenendo, e con un intensità pari a quella che coinvolge tutti i segmenti che concorrono al suo sviluppo. Perché, quindi, i grandi milionari cinesi si sono meritati la nomea di compratori d‟arte più agguerriti a livello mondiale? Perché comprano l‟arte?