Esclusione e povertà all’interno di un quartiere della Spezia. Una ricerca empirica: il quartiere Umbertino.
La vita metropolitana e gli “scarti umani”
Dopo aver definito il concetto di esclusione veniamo a descrivere e capire come questa si sia radicata nella nostra società all’interno della nostra vita urbana e quali siano i meccanismi sociali ed economici che la incrementino.
Zygmunt Bauman già citato in precedenza ci da un quadro della nostra società e della nostra vita “moderno liquida” con una accezione piuttosto pessimistica. Il suo osservare in maniera critica il cinico sistema del mercato del lavoro ci mette in guardia e ci "spaventa" rispetto appunto al meccanismo di inclusione/esclusione (inside/outside) della società e ci descrive quelle che nel titolo del suo libro definisce "Vite di scarto".
Questi “rifiuti umani” per Bauman sono prodotti dalla nostra società consumistica che ha fatto passare l’uomo da produttore a uomo consumatore “Homo Consumens”.
In questo modo quindi è descritta da Bauman la società dei consumi: i consumatori nella società dei consumi, così come gli abitanti della Leonia di Calvino, hanno bisogno di “spazzatura”, e in gran numero, e del tipo che non si schifa a toccare e maneggiare quel che è già stato consegnato al cumulo delle immondizie; ma i consumatori non sono disposti a fare il lavoro degli spazzaturai. In fin dei conti, sono stati formati a godere delle cose, non a soffrirne. Sono stati educati a non sopportare la noia, la monotonia e i passatempi tediosi. Sono stati addestrati a cercare strumenti che facciano per loro ciò che un tempo facevano da soli. Sono stati sintonizzati sul mondo del “pronto all’uso” e al mondo della soddisfazione istantanea. Ecco che cosa sono le delizie della vita dei consumatori. Ecco che cos’è il consumismo. E di certo non comprende lo svolgimento di lavori sporchi, sfibranti, noiosi o semplicemente non divertenti. Con ogni trionfo successivo del consumismo, il bisogno di spazzatura cresce, e il numero delle persone disposte a diventarlo cala (Bauman, 2004 : 75).
Bauman con spazzatura quindi non intende solo la immondizia in senso letterale, che comunque la società consumistica produce, ma in senso lato comprende anche appunto i “rifiuti umani”, cioè quegli individui che a causa delle loro poche risorse, mezzi o qualifiche dal punto di vista lavorativo non sono incluse nel mondo del mercato del lavoro e nella società più in generale.
Oltre alla principale causa di esclusione che è quella lavorativa, le cause dell’esclusione ovviamente possono essere le più varie come abbiamo visto nel paragrafo precedente; a prescindere però dalle cause, il risultato rimane sempre lo stesso: l’esclusione!
La società vede quindi questi individui, questi “scarti umani” come “superflui”: la “società organizzata” li tratta alla stregua di “scrocconi e intrusi, li accusa – nel migliore dei casi – di pretese ingiustificate o d’indolenza, spesso di ogni sorta di malvagità, macchinazioni, imbrogli, di vivere sempre al limite della criminalità, e comunque di nutrirsi del corpo della società come fanno i parassiti. (ibid. : 53)
Inoltre Bauman prosegue dicendo che il comportamento di questi individui “superflui” è in una “situazione senza uscita”: se tentano di adeguarsi agli stili di vita elogiati dai contemporanei, sono immediatamente accusati di peccaminosa arroganza, di pretendere ciò che non è loro dovuto, di avere la faccia tosta di rivendicare vantaggi immeritati… quando non di intenti criminosi. Se avversano apertamente e rifiutano di rendere tributo allo stile di vita che chi ne ha i mezzi forse può assaporare, ma che rappresentano piuttosto un veleno per loro che di mezzi non ne hanno, ciò viene prontamente considerato la prova di ciò che l’ “opinione pubblica” (o più precisamente i suoi portavoce, eletti o autodesignati) “vi ha sempre detto fin dall’inizio”: che i superflui non sono soltanto un corpo estraneo, ma un cancro che rode i tessuti sani della società, e i nemici giurati del “nostro modo di vivere” e “dei valori che difendiamo”. (ibid.)
Definire la società attuale e i meccanismi economici (oltre a quelli di redistribuzione del welfare state che abbiamo visto nel primo capitolo) con i quali opera creando differenze e diseguaglianze al suo interno è fondamentale quindi per capire meglio i fenomeni sociali di esclusione e povertà; fenomeni presenti innanzitutto nelle metropoli e nelle grandi città e che tramite processi come la globalizzazione si stanno espandendo a tutto il pianeta.
Circa un secolo prima di Bauman, già un altro autore che ho nominato in precedenza, ha fatto una descrizione direi esaustiva della società e più precisamente della vita nelle metropoli: George Simmel.
L’autore tedesco nella sua opera: “Le metropoli e la vita dello spirito” ci definisce la società come: “il nome con cui si indica una cerchia di individui, legati l’un l’altro da varie forme di reciprocità”13 e descrive la metropoli come l’emblema dei tempi moderni ovvero simultaneamente il luogo della più estrema razionalizzazione e quello della più grande libertà dell’individuo.
Questo brano è tratto dalla tesi:
Esclusione e povertà all’interno di un quartiere della Spezia. Una ricerca empirica: il quartiere Umbertino.
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Informazioni tesi
Autore: | Simone Vignoli |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2010-11 |
Università: | Università degli Studi di Pisa |
Facoltà: | Scienze Politiche |
Corso: | Scienze del servizio sociale |
Relatore: | Matteo Villa |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 85 |
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