Supply Chain Management during the recession
Recessione economica e suo impatto sull’azienda
Quella precedentemente descritta, ancora attualmente in corso e con precedenti, a livello di dimensioni, conseguenze ed effetti sull’economia, è un fenomeno che nella letteratura economica viene definito "recessione economica". Letteralmente con l’espressione recessione economica s’intende "un significativo declino dell’attività economica diffuso lungo tutta l’economia, che dura per più di qualche mese e portatore di effetti che normalmente sono visibili sugli andamenti dei Pil, dei redditi reali, del tasso di disoccupazione, della produzione industriale, delle vendite. Una recessione comincia proprio nel momento in cui l’economia raggiunge il suo picco di attività e finisce quando questa raggiunge il suo punto più basso. Come in tutti i fenomeni o le vicissitudini, non solo economiche ma anche della vita quotidiana, bisogna toccare il fondo prima di iniziare realmente a risalire".
Vista in questi termini e considerandone la portata e i devastanti effetti che ha sull’economia, una recessione economica rappresenta il più grande e principale evento trasformativo che le imprese affrontano, hanno affrontato e mai affronteranno. Niente è in grado di modificare un’organizzazione aziendale e di segnarla dal profondo così come una recessione aziendale. Ricerche e studi hanno dimostrato che una recessione di questo tipo trasforma drammaticamente l’economia in generale e lo scenario economico, e "pulisce" le industrie. Questo viene dimostrato dal fatto che chiaramente non tutte le imprese riescono a sopravvivere ad un tale evento: così come già citato precedentemente, non è colui il quale è più forte che sopravvive ad un evento devastante, quale, ad esempio, una recessione economica, ma il soggetto che possiede tante capacità tali da adattarsi ai cambiamenti da questo portati; una recessione modifica l’economia, modifica l’ambiente competitivo e modifica le regole del gioco: per continuare a giocare e lottare per vincere, bisogna sapersi adattate alle nuove regole e alla nuova realtà economica. Naturalmente c’è chi ha dimostrato nel tempo, e dimostra tuttora, di avere queste abilità; chiaramente la capacità di adattarsi ai cambiamenti e di continuare a competere è legata alla presenza di un management di un certo tipo, in grado di riconoscere quelle che sono le capacità da sfruttare maggiormente e i cambiamenti da mettere in atto. Questo approccio però non è così facile come sembra, in quanto ci sono diverse dinamiche particolari, tipiche di una recessione economica, che rendono ampiamente complicate le decisioni del management.
Prima di tutto, una recessione arriva senza dare segnali di pericolo. Per questo motivo, risulta difficile per i manager preparasi e preparare la loro azienda alla crisi imminente, cosa che invece potrebbe risultare molto utile. Purtroppo, quando si parla di recessione economica, la teoria "meglio prevedere che curare" vale ma non è sufficiente; è giusto improntare la propria impresa con un assetto organizzativo forte e di un certo tipo, ma non è possibile prevedere effettivamente quando e se la crisi arriverà, dove colpirà e dove/come si svilupperà. Per questo motivo uno dei requisiti fondamentali di ogni organizzazione è l’essere dotate di flessibilità e capacità di adattamento, così da essere in grado di attutire, almeno per quanto possibile, il colpo che verrà inflitto. Secondo, poiché, dal momento in cui iniziano, le recessioni non hanno una durata stabilita o dichiarata, per i manager risulta molto difficile prendere decisioni strategiche di un certo spessore, tanto da trovarsi, per tutta la durata della crisi e anche nel periodo immediatamente successivo, in una situazione di forte incertezza. Così come risulta difficile prevedere la durata di una recessione, lo è altrettanto comprendere quando e se questa sia effettivamente conclusa.
Per essere meglio compresa, une recessione spesso viene vista all’interno di uno spettro più ampio, ossia quello del cosiddetto "Ciclo Economico": per cicli economici s’intende un tipo di fluttuazioni riscontrate nelle attività aggregate di nazioni che organizzano il loro lavoro e la loro attività prevalentemente attraverso imprese economiche. Un ciclo si compone di espansioni, che si verificano in determinati momenti in molte realtà economiche, seguite da recessioni, contrazioni e riprese, con il ritorno in un’altra fase di espansione, che apre un nuovo ciclo. Questa sequenza di cambiamenti è ricorrente ma non periodica, e la durata di un ciclo può variare da un anno fino a dieci o dodici.
In questa definizione, la recessione viene vista come una contrazione dell’attività economica, contrazione che si verifica lungo vari settori. Esistono diverse definizioni delle recessione economica, molte delle quali finalizzate all’identificazione dei parametri con i quali misurarne gli effetti sull’economia e sui vari settori. Alcuni infatti la definiscono semplicemente come un momentaneo declino del Pil, declino che si verifica per un periodo economicamente sostenibile, compreso tra i sei e i dodici mesi, e altri, accanto al concetto di declino invece che di contrazione, aggiungono più indicatori e le conferiscono una valenza più drammatica.
Il "National Bureau of Economic Research (NBER)" ha identificato tutta una serie di indicatori atti a mostrare gli effetti di una recessione sull’economia e sulle perfomance delle imprese, e ha identificato i seguenti tra quelli più significativi:
- Reddito personale
- Occupazione/disoccupazione
- Produzione industriale
- Volumi di vendita del settore manifatturiero
Un altro indicatore molto utilizzato dagli economisti è il cosiddetto PMI, ossia l’indice di acquisto dei manager; questo indicatore è stato definito dall’Institute for Supply Management e va da 0 a 100, e durante una recessione questo valore è al di sotto di 50. Nel momento in cui poi deve essere rilanciata l’espansione dell’economia, il primo indicatore sul quale bisogna agire è la domanda. Quello che però tutte le imprese e le organizzazioni politiche sbagliano o considerano in maniera non del tutto corretta, è pensare, in ogni momento di prosperità, che la recessione non tornerà più; l’economia vive in questi cicli, e i cicli si ripetono sempre, non con matematica regolarità ma si ripetono, motivo per il quale non si può pensare di aver scampato il peggio solo perché la crisi è finita: questa crisi può essere finita, ma ne arriverà un’altra.
Dalla seconda guerra mondiale ad oggi, gli Stati Uniti sono passati attraverso 32 cicli, di durata media di 55 mesi. Se si considerano tutti questi cicli nel complesso, la conclusione di tutti e 32 porta ad una riduzione, rispetto all’inizio, della durata delle recessioni di 17 mesi, il che potrebbe significare che nel tempo le imprese e i governi hanno imparato a gestire meglio i momenti di difficoltà. Chiaramente questi dati non comprendono l’ultima e più grande (in termini di durata) recessione, ossia quella attuale dal 2007 al 2010; questa ultima crisi rappresenta una rottura della tendenza, in quanto non c’è stata la pronta reazione e il pronto intervento per tamponarne gli effetti e ridurne, per quanto possibile, le conseguenze. Quello che sicuramente andrebbe maggiormente effettuato all’interno di ogni azienda, è il mantenimento di un maggior livello di attenzione e prontezza al cambiamento. Abbiamo visto che la capacità di adattamento, la flessibilità, la sicurezza, sono tutti requisiti necessari e previsti nei nuovi modelli di Supply Chain Management; questo perché l’incapacità di cambiare la propria organizzazione, e in particolar modo quella relativa alla produzione, al magazzino e al Supply Chain in generale, è stata la leva principale che ha permesso alla recessione attuale di ampliarsi in maniera così ampia e veloce.
Numerose sono le aziende che nel 2007, di fronte ai primi segnali di pericolo, non hanno voluto modificare la loro produzione o il loro Supply Chain, non hanno voluto cominciare a pensare a come gestire eventuali difficoltà, e numerose sono infatti le imprese che non hanno avuto la volontà/capacità di modificare la propria organizzazione in funzione del nuovo contesto competitivo, così da non avere, di conseguenza, la necessaria forza/capacità per sopravvivere. Tutto questo può risultare più chiaro se si cita una teoria, abbastanza condivisa nel panorama degli opinionisti economici, ossia quella della "selezione delle pressioni".
Questa teoria sostiene che in qualunque momento del ciclo economico, ogni impresa viene continuamente sottoposta ad una certa selezione, selezione che avviene mediante pressioni esercitate sulle risorse a disposizione; chiaramente, finché l’impresa si trova a competere in un ambiente tranquillo e di prosperità, problemi non ce ne sono. Nel momento però in cui cominciano a sentirsi turbolenze e la crisi inizia, il primo effetto che si verifica sull’economia e che va a toccare tutte le organizzazioni, è la perdita dell’accesso alle risorse: quando una recessione inizia, i prezzi delle materie aumentano, la produzione scende, i consumatori diminuiscono le spese perché preoccupati in riguardo al loro futuro e alle loro finanze. Il primo diretto risultato dell’inizio di una recessione è che le imprese si ritrovano, nel giro di poco tempo, a non poter più contare su quelli che erano i canali, di rifornimento e di sbocco, ai quali si erano sempre affidate.
Qui emerge il primo segnale relativo a quali saranno le imprese che riusciranno a sopravvivere in un certo modo, a quelle che soccomberanno, e a quelle che, se proprio la situazione non si rivelerà delle più drammatiche, forse riusciranno ad uscirne, con conseguenze però molto devastanti: la vera differenze è rappresentata dalla quantità, qualità e tipologia di risorse che l’impresa ha nel momento in cui la crisi inizia. Se c’è abbondanza di risorse, se il livello e la gestione di queste è buono e se l’impresa già si era organizzata per fronteggiare momenti come quelli che si susseguono ad una recessione, l’impresa subirà le sue perdite, ma riuscirà a mantenere un livello minimo di performance; se l’impresa aveva già scarsità di risorse o non era fornita di un’organizzazione e di un Supply Chain Management di un certo tipo, la selezione delle pressioni diventa, dal momento in cui la crisi inizia, devastante.
La vera differenza è riassunta in questa espressione: "le performance di un’impresa durante una recessione economica dipendono totalmente dalle risorse iniziali che questa ha a disposizione all’inizio della recessione. Molte imprese, come risultato delle politiche passate, appaino spesso coperte e riparate dalla selezione delle pressioni dalle risorse a disposizione".
Quanto finora detto era riferito alle perfomance delle aziende nel breve tempo, ossia come riusciranno a reagire, nel breve, all’arrivo di una recessione. Condivisa è però l’opinione che quanto appena detto valga anche sul lungo termine, nel senso che le risorse iniziali a disposizione dell’azienda fanno la differenza non solo nel come questa reagirà all’arrivo della recessione, ma anche sul come ne uscirà e sulla capacità di riprendere la normale attività e produttività una volta che la crisi sarà conclusa.
Questo brano è tratto dalla tesi:
Supply Chain Management during the recession
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Informazioni tesi
Autore: | Alice Scafaro |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2009-10 |
Università: | Università degli Studi di Torino |
Facoltà: | Economia |
Corso: | Business Administration |
Relatore: | Francesca Culasso |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 210 |
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