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Henry Sidgwick (1838 - 1900)

Il Ruolo Economico dello Stato

Come abbiamo avuto modo di notare sono vari i casi in cui Sidgwick ritiene che l’intervento del governo sia “opportuno” per migliorare sia la produzione che la distribuzione della ricchezza della comunità: Ci sarà probabilmente sempre un considerevole disaccordo fra le persone competenti nei confronti dell’interferenza dello Stato; ma è un anacronismo non riconoscere pienamente e francamente l’esistenza di casi in cui l’intervento dello Stato nell’industria privata è auspicabile, anche riguardo alla produzione più economica della ricchezza”.
Il compito della teoria economica è quello di “fornire un’esposizione sistematica e attenta di questi casi, che devono essere sempre considerati eccezioni ad una regola generale di non interferenza (1885, pp. 11 - 12).
La difficoltà nel far coincidere gli interessi pubblici con quelli privati e la mancanza di fiducia nell’abilità del sistema della libertà naturale, infatti, fanno sì che Sidgwick consideri l’interferenza dello Stato non semplicemente una risorsa temporanea, ma non inverosimilmente un normale elemento dell’organizzazione dell’industria (1901, p. 414).
Ma anche l’intervento pubblico non è esente da critiche, sul piano dei costi, delle opportunità e dei moventi; per Sidgwick, infatti, il fatto che i risultati del mercato non massimizzino la ricchezza o che non promuovano gli interessi della società in ogni occasione non significa che l’intervento del governo sia la migliore linea d’azione: Nelle vicende umane possiamo solo scegliere il male minore, e anche dove l’iniziativa privata fallisce nel raggiungere un risultato soddisfacente, è possibile che l’interferenza del governo possa complessivamente peggiorare le cose (1886, p. 624).
Sidgwick esprime un concetto simile nei Principles of Political Economy: Ovviamente da ciò non deriva con certezza che quando il laissez-faire fallisce, una moderata interferenza del governo sia vantaggiosa; poiché gli inevitabili inconvenienti e svantaggi dell’intervento pubblico possono essere, in certi casi, peggiori dei difetti dell’iniziativa privata (1901, p. 414; 1886, p. 206). Sidgwick, quindi, per la presenza di alcuni “svantaggi” e “inconvenienti” associati all’allargamento delle funzioni dello stato, dubita che un intervento possa essere sempre opportuno.
L’azione del governo, infatti, è accompagnata da alcuni svantaggi, la cui precisa natura e importanza varia in relazione alla struttura del governo, e in relazione al rapporto stabilito tra governanti e governati; fra cui
1) “Il pericolo di aumentare il potere e l’influenza che il governo utilizza per scopi corrotti”.
Il pericolo che l’esercizio delle funzioni economiche del governo sia “ostacolato e corrotto dal desiderio di gratificare certe sezioni particolarmente influenti della comunità”.
3) Il pericolo di una “spesas precata influenzata dal sentimento popolare […] poiché la popolazione, anche se intollerante nei confronti della tassazione, è responsabile di essere insufficientemente conscia in tutti i dettagli dell’importanza della parsimonia della spesa nazionale”.
4) “il pericolo di sovraccaricare la macchina governativa di lavoro che difficilmente può essere rimosso, sebbene possa essere in parte eliminato con un’attenta organizzazione”.
5) Oltre a questi pericoli bisogna tenere in conto che “il lavoro del governo deve essere compiuto da persone che possono avere solo parte dello stimolo che sente il lavoratore indipendente” (1901, pp. 414–415).
Nella visione di Sidgwick, quindi, l’interferenza del governo non si dimostra sempre vantaggiosa, anche quando il laissez faire conduce a risultati insoddisfacenti: nel complesso, sembra non ci siano dubbi che, anche dove i difetti del laissez faire sono evidenti e seri, possano essere superati dai vari svantaggi connessi alla gestione governativa dell’industria (1901, p. 416).
Tutto ciò che è possibile rintracciare nei Principles è il generico consiglio di soppesare attentamente il disturbo e il costo che una maggiore interferenza statale richiederebbe in relazione al male che si vorrebbe evitare: La convenienza deve essere decisa in ogni caso particolare con un’attenta stima dei vantaggi e degli svantaggi, che richiede dati ricavati dall’esperienza.
Tuttavia per Sidgwick non esistono né una regola, né un metodo semplice per valutare gli svantaggi ed i vantaggi dell’azione governativa: non penso che sia possibile tracciare alcuna regola generale per determinare i limiti di una tale interferenza: tutto ciò che possiamo dire è che un grado di interferenza più leggero, se efficace, è generalmente preferibile (1897, p. 131). Sidgwick, in breve, sostiene che il campo d’azione del governo dipenda dalle competenze del governo stesso: non considera sostanzialmente il governo un massimizzatore onnisciente del benessere sociale (Backhouse et al. 2006; p. 8).
Tuttavia, sebbene Sidgwick abbia le idee molto chiare riguardo alle difficoltà che accompagnano l’intervento del governo, non condivide il livello di pessimismo esibito dalla maggior parte della tradizione classica (Backhouse, et al. 2006, p. 7). Sidgwick, infatti, pur essendo dell’idea che la realizzazione dell’ideale collettivista “arresterebbe il progresso industriale” e che la relativa uguaglianza di reddito porterebbe con sé “l’uguaglianza nella povertà”, lascia la porta aperta alla possibilità di una maggior interferenza governativa nel mercato mostrando, così, ottimismo nel lungo periodo riguardo le possibilità d’intervento (Shultz, 2004): ci si può aspettare, nel tempo, che il progresso morale e politico della società riducano la misura e la severità dei difetti legati all’intervento dello Stato in modo tale che, anche dove in questo momento non riteniamo che l’intervento del governo sia conveniente, possiamo guardare avanti, e forse preparargli la strada. E anche dove rifiutiamo l’interferenza del governo possiamo già riconoscere la convenienza di integrare o limitare i risultati dell’iniziativa privata (1901, p. 416).

Questo brano è tratto dalla tesi:

Henry Sidgwick (1838 - 1900)

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Informazioni tesi

  Autore: Federico Fioravanti
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2008-09
  Università: Università degli Studi di Bologna
  Facoltà: Scienze Politiche
  Corso: Scienze economiche
  Relatore: Manuela Mosca
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 50

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