Il bilancio delle società di calcio: normativa nazionale e principi contabili internazionali. Analisi del caso A.S. ROMA.
I diritti alle prestazioni sportive: natura e significato economico nel bilancio di esercizio
I diritti alle prestazioni dei calciatori (DPC), nella tradizione contabile italiana, trovano collocazione come attività all’interno dello Stato Patrimoniale delle società calcistiche. Questo trattamento trova riscontro, in via prevalente, nella durata pluriennale dell’investimento che caratterizza i DPC e che ha portato la nostra dottrina ad assimilarlo ad una immobilizzazione immateriale a tutti gli effetti.
Se si sposta l’ambito di osservazione a livello internazionale, tuttavia, non si riscontra una uniformità di vedute, né sulla natura di questa voce, né di conseguenza sul relativo trattamento contabile. L’avvento degli IAS/IFRS – la cui adozione è obbligatoria dal 2006 per le società quotate e, facoltativa, per le società che redigono il bilancio consolidato – impone, inoltre, un’attenzione anche al significato che i DPC assumono nel quadro concettuale disegnato da questi principi contabili internazionali.
Al fine di comprendere quale natura assumono i DPC nel bilancio di esercizio in applicazione delle regole sottostanti ai principi contabili internazionali, è necessario riprendere il significato che lo IASB attribuisce al concetto di attività immateriale.
Secondo quanto previsto dal Framework dello IASB, in generale, un’attività può essere definita come una risorsa controllata dall’impresa, risultato di eventi passati dalla quale sono attesi in futuro flussi di benefici economici. Partendo da questa definizione, lo IAS 38 definisce immateriale un’attività che presenta, congiuntamente, le seguenti caratteristiche:
• è una risorsa non monetaria;
• identificabile (cioè, separabile dall’impresa e che deriva da diritti contrattuali o da altri diritti tutelati dall’ordinamento giuridico);
• priva di consistenza fisica.
La presenza delle caratteristiche che qualificano un’attività, secondo lo IASB, costituisce esclusivamente una condizione necessaria, ma non sufficiente alla capitalizzazione. Per poter essere rilevata in Stato Patrimoniale una risorsa – che soddisfa la definizione di
attività – deve rispettare congiuntamente due ulteriori requisiti:
• deve essere probabile che ogni beneficio economico futuro, insito nel bene, affluirà all’impresa;
• la misurazione del relativo costo o valore deve avvenire in maniera attendibile.
Alla luce di ciò, i DPC rispondono a tutti i requisiti richiesti dagli IAS/IFRS per poter essere considerati un’attività immateriale. I DPC, infatti, rappresentano risorse monetarie, prive di consistenza fisica agevolmente identificabili dal resto dell’impresa e dal valore di avviamento. La società, inoltre, possiede un controllo su tali diritti che risultano acquisiti nel passato, da cui ci si attende di ottenere futuri benefici economici.
Per quanto riguarda, invece, il significato economico dei diritti alle prestazioni sportive secondo la dottrina e i principi contabili nazionali, storicamente, la scelta di capitalizzare il costo di acquisto dei DPC ha trovato fondamento, in via prevalente, nella durata pluriennale dell’investimento che ha da sempre caratterizzato queste risorse sin dalla nascita delle società calcistiche di capitali nel 1966. Tuttavia, le posizioni emerse nella dottrina italiana possono essere ricondotte a tre distinti filoni:
• il primo che attribuisce ai DPC natura di mero onere pluriennale capitalizzato;
• il secondo, che continua a vedere nei DPC un bene di natura immateriale;
• l’ultimo, anche se più marginale, che non riconosce ai DPC il significato di immobilizzazione e assegna ad essi natura di risconto pluriennale.
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Informazioni tesi
Autore: | Andrea Trinastich |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2009-10 |
Università: | Libera Univ. Internaz. di Studi Soc. G.Carli-(LUISS) di Roma |
Facoltà: | Economia |
Corso: | Economia e direzione delle imprese |
Relatore: | Fabio Fortuna |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 246 |
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