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Il Senato nell'esperienza repubblicana italiana. Evoluzione e proposte di riforma.

La “proposta Violante”

In tema di riforme organiche della Costituzione, per apportare mutamenti alla forma di governo in generale e il bicameralismo in particolare, occorre menzionare la c.d. bozza Violante, vale a dire il testo unificato presentato alla Camera dei deputati nella XV Legislatura, al termine dell’esame di numerosi progetti di riforma costituzionale da parte della Commissione Affari costituzionali presieduta dall’on. Luciano Violante, integrato dalle modifiche apportate in Aula ai primi tre articoli del progetto nel corso del relativo esame svoltosi tra i mesi di ottobre 2007 e gennaio 2008. Il progetto di riforma, che ottenne anche il parere favorevole con osservazioni da parte della Commissione parlamentare per le questioni regionali, in specie prevedeva l'istituzione di una Camera federale, nella quale potessero trovare rappresentanza gli interessi delle Regioni e delle Autonomie locali, composta da membri eletti, con voto limitato, dai Consigli regionali e dai Consigli per le autonomie locali di ciascuna Regione, in proporzione alla consistenza demografica, sulla base di un sistema elettorale unico previsto con legislazione statale. Pertanto, la proposta in esame, prendendo a riferimento il modello a elezione indiretta tipico del Bundesrat, contestualizzava il mandato dei senatori alle vicende politico-istituzionali della rispettiva Assemblea regionale.
Si prevedeva, ovviamente, una modifica complessiva ma non generica del procedimento di formazione delle leggi, prospettando che solo per alcune materie sarebbe stata necessaria l’approvazione di entrambe le Camere. Si trattava, in particolare, di quelle proposte di legge che direttamente incidono sull’assetto costituzionale, o definiscono il quadro delle regole generali che presiedono ai rapporti tra lo Stato e gli altri enti costitutivi della Repubblica (si pensi alle proposte di legge circa la determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali da garantire su tutto il territorio nazionale, la legislazione elettorale, l’ordinamento degli enti locali, le leggi di autorizzazione alla ratifica dei trattati internazionali, quelle concernenti l'esercizio delle competenze legislative, amnistia e indulto, nonché quelle attinenti l'istituzione e la disciplina delle Autorità di garanzia e vigilanza e le proposte di legge in materia di tutela delle minoranze linguistiche), mentre per le restanti materie l’intervento correttivo del Senato federale avrebbe potuto essere eventuale (su richiesta di un quinto dei membri) e in ogni caso superabile da un ulteriore voto della Camera dei deputati. Avrebbero dovuto costituire eccezione: i disegni di legge concernenti la determinazione dei principi fondamentali nelle materie di legislazione concorrente di cui al terzo comma dell’art. 117 della Costituzione e quelli attinenti le funzioni amministrative ex artt. 118 e 119 Cost. Per i primi, per i quali si prevedeva l’assegnazione in prima istanza al Senato, come per i secondi, infatti, le previsioni normative introdotte dalla seconda Camera potevano essere superate dalla prima solo con un voto a maggioranza assoluta.
Si tratta di un modello che non riconosce più al Senato il potere di conferire la fiducia all’Esecutivo, in quanto il Senato federale non può che rappresentare i diversi livelli territoriali di governo e divenire la sede istituzionale nella quale si affrontano i temi connessi al rapporto tra Unione europea, Stato centrale, enti sub-statali, ove peraltro si definiscono le leggi e i princìpi di garanzia, la nomina degli organismi di controllo e così via. Insomma, piuttosto di avere come sede di raccordo le Conferenze Stato- Regioni, Stato-Autonomie e poi quella Unificata, si auspica l’istituzione di una sede parlamentare, espressione dei Consigli regionali e delle autonomie territoriali che dialogheranno, confliggeranno e si accorderanno con la Camera rappresentativa, la quale avrà, oltre la competenza esclusiva nella definizione dell'indirizzo politico, potere decisionale finale sulle leggi.
In definitiva, il rapporto fiduciario non si instaura più tra l'Esecutivo e le due Camere, bensì tra il Presidente del Consiglio dei Ministri e la Camera elettiva, che diventa per l’appunto la vera e propria camera politica. È rafforzata in tal modo la posizione del Presidente del Consiglio e del Governo nel suo complesso, al fine di assicurare una maggiore governabilità.

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Il Senato nell'esperienza repubblicana italiana. Evoluzione e proposte di riforma.

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Informazioni tesi

  Autore: Fioravante Salmena
  Tipo: Tesi di Master
Master in Master II livello Istituzioni politiche e parlamentari per consulenti d'Assemblea
Anno: 2011
Docente/Relatore: Violante Luciano
Istituito da: Università degli Studi di Roma La Sapienza
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 60

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