Il Federalismo Americano e l’esperienza dell’integrazione Europea. Due esperimenti a confronto
Westward Expansion
I neonati Stati Uniti d’America si estendevano lungo una piccola striscia di terra sulla costa e sapevano di avere alle loro spalle un’immensa estensione di territori scarsamente popolati. Inoltre erano ben consci che i nativi abitanti dell’entroterra non erano dotati di mezzi militari confrontabili con i loro. Fu così che già nel 1839 John L. O'Sullivan poté concepire l’idea del Manifest Destiny secondo cui gli Stati Uniti erano, per destino manifesto e quindi per volere di Dio, votati ad estendersi fino a coprire l’intera piattaforma semi-continentale, ovvero a raggiungere, per estensione, l’altro oceano e che, anche grazie a ciò, avrebbero accresciuto enormemente la loro influenza e sarebbero divenuti una grande potenza.
Il “manifest destiny” è poi divenuta un’icona della potenza americana, si è legato intrinsecamente con l’american dream imperniando di se tutta la storia americana. La fortuna di questa concezione ha improntato l’intera epoca successiva, un connubio felice che si deve anche al suo collegamento con la dialettica, così tipica e funzionale negli USA, di popolo eletto e di cammino scelto da Dio per portare il suo popolo alla grandezza. Possiamo citare, in merito, le parole di Stephen Szabo che afferma “We (the United States n.d.a) had geographic sense too. We had geographical boundaries to how far east we could go. Manifest destiny had a very clear geographical boundary and that is a big difference with Europe. There were two oceans. There was a bit of inquiry of how far north or south you could go but that was all. But we also had very weak neighborhoods that make the difference. If we didn’t fill the west somebody else might have” (A. Hamilton, J. Madison, J. Jay, The Federalist Papers, Federalist).
Non tutti erano concordi nel ritenere che espandersi fosse positivo per il Paese. Come dimostrano gli annali del Congresso si sviluppò un lungo e interessante dibattito relativo al Luisiana purchase. Uno degli argomenti principali che apportavano gli oppositori dell’allargamento riguardava l’eccessiva distanza di questo territorio dal governo centrale. I detrattori sostenevano che ciò avrebbe reso troppo labile il legame con il centro federale e che, quindi, l’Unione stessa non avrebbe retto questa sollecitazione. All’epoca ciò che veniva messo in dubbio era una lontananza geografica e materiale, che successivamente sarebbe in parte stata colmata grazie allo sviluppo dei sistemi di trasporto, delle telecomunicazioni nonché più in generale della tecnologia. Le ragioni espresse, per altro, non sono molto dissimili da quelle di coloro che si oppongono (o meglio si opponevano) l’allargamento a est dell’UE. Quest’ultimo, sostengono gli oppositori, comporterebbe una “distanza” politico-istituzionale-culturale tale da non permettere la creazione di una vera Unione.
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Il Federalismo Americano e l’esperienza dell’integrazione Europea. Due esperimenti a confronto
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Informazioni tesi
Autore: | Cristina Pacella |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2009-10 |
Università: | Libera Univ. Internaz. di Studi Soc. G.Carli-(LUISS) di Roma |
Facoltà: | Scienze Politiche |
Corso: | Relazioni internazionali |
Relatore: | Silvio Fagiolo |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 173 |
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