Un'analisi della corruzione nelle regioni italiane
Barometro Globale della Corruzione – GCB (Global Corruption Barometer)
Oggi i dati relativi al GCB (Global Corruption Barometer) “mappano”, in modo analitico tramite una rigorosa e qualificata indagine demoscopica, la visione che del fenomeno della corruzione maturano, anno dopo anno, i cittadini comuni.
Per consuetudine i dati del GCB (Global Corruption Barometer) consentono e stimolano un’analisi e una riflessione sulla corruzione meno condizionata dall’enfasi emotiva sugli “avanzamenti” e “arretramenti” di un indice per sua natura dichiaratamente e inevitabilmente in parte semplificatore come il CPI.
Per altri versi, esso rappresenta per l’appunto un importante completamento dello stesso, integrando la misurazione della percezione degli esperti con quella popolare. Si tratta di un fattore di misurazione che non va affatto sottovalutato: non solo perché genericamente, com’è noto, vale il detto “vox populi, vox Dei”, ma poiché l’affidabilità della ricerca è molto elevata e il questionario indaga anche le situazioni in cui i cittadini stessi entrano in contatto con varie tipologie di organizzazioni, sperimentando per via diretta o indiretta problemi di corruzione.
In questo senso, il GCB misura non solo la percezione del “fenomeno corruzione”, bensì anche la realtà. Esso consente, dunque, una visione ampia, non circoscritta alle pubbliche amministrazioni, che riguarda a largo raggio tutto il “corpo sociale”, com’è indispensabile per misurare un fenomeno complesso quale la corruzione: i partiti politici, il Parlamento, la polizia, le imprese, i media, i funzionari pubblici, il sistema giudiziario, il no profit e le organizzazioni non governative, le istituzioni religiose, i corpi militari e il sistema educativo.
Una domanda del questionario si sofferma in dettaglio anche sulle eventuali richieste di tangenti sperimentate, oltre che nei settori citati, anche nei servizi medicali, nei servizi amministrativi pubblici di varia tipologia, nelle utenze pubbliche di prima necessità quali telefono, elettricità e acqua, nel pagamento delle imposte, nelle pratiche doganali e nelle compravendite di terreni e proprietà immobiliari.
Lo studio concerne 86 Paesi, con interviste a più di 91.500 persone. Fra i dati d’interesse che emergono nel GCB 2010, in termini assoluti e comparativamente rispetto al 2009, per quanto concerne l’Italia, va segnalato che la percentuale di coloro che sono stati concussi o che hanno pagato tangenti si attesta su 3,8% si e 96,2% no.
Si tratta di un dato assai serio, poiché comporta che, stando a questa percentuale, oltre un milione di persone sarebbe coinvolto in fatti corruttivi. All'interno di questo dato, la suddivisione per segmento, riscontra le seguenti percentuali: per ottenere permessi il 6,4%, per le utilities l’8,7%, per le imposte il 6,9%; un forte incremento si ha nelle transazioni immobiliari (12.9%) e doganali (13,9%).
Di grande impatto sono infine i dati relativi al sistema sanitario (10%) e al sistema giudiziario, per cui le risposte affermative arrivano fino al 28,8%. In merito al dato più aggregato sulla corruzione (se è aumentata, se è uguale, se è diminuita), le risposte in Italia non differiscono in buona sostanza da quelle in Francia e nel Regno Unito, mentre il sondaggio rileva l'impennata negativa della Germania (di cui si è avuto difatti testimonianza nei recenti episodi concernenti imprese tedesche in Russia e in Cina).
Analoga similarità concerne la domanda relativa al ruolo del governo (ossia se opera con incisività o meno per contrastare la corruzione): la risposta è quasi sempre negativa, comprese la Finlandia e ancora la Germania (77%), oltre all’Italia (64%). Inoltre, l’85% degli intervistati sosterrebbe chi denuncia casi di corruzione o di abusi, e l'86% ritiene che i cittadini possano fare la differenza nel migliorare la situazione.
Il livello di fiducia premia le organizzazioni non governative (15,3%), curiosamente il governo con 13,4%, dunque percepito probabilmente come “animato da buone intenzioni, ma con le mani legate”. Il dato penalizza i media (9,1%). Un dato assai negativo, “drammatico”, è che il 40% dei cittadini dichiara che non si fida di nessuno degli organismi indagati nel sondaggio. Le categorie percepite come più corrotte in Italia sono i media (voto 3,3 su 5), le imprese (3,7 su 5), il Parlamento (4 su 5) e il sistema giudiziario (3,4 su 5).
Quelle meno corrotte sono le organizzazioni non governative, l’esercito, il sistema educativo e la polizia (31%). Questi dati rispecchiano anche la scheda generale sulla percezione della corruzione per settori. Infine, è utile evidenziare un dato comparativo: mentre per Germania e Francia la corruzione è meno presente nei partiti politici nel 2010 rispetto al 2005, in Italia cresce dal 4,2 al 4,4 su 5.
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Un'analisi della corruzione nelle regioni italiane
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Informazioni tesi
Autore: | Simona Corrado |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2010-11 |
Università: | Università degli Studi dell'Aquila |
Facoltà: | Economia |
Corso: | Economia e Gestione delle Pubbliche Amministrazioni |
Relatore: | Nadia Fiorino |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 99 |
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