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Il PATI nella gestione dell'avanzamento del bosco. Il caso dell'Alpago

Il PATI dell'Alpago

Con la nuova legge urbanistica regionale, i comuni di Chies, Pieve, Farra, Tambre e Puos d’Alpago riconoscendosi appartenenti ad una comune regione fisiografica (l’Alpago), un territorio contrassegnato da distinti caratteri ambientali, hanno compreso la necessità di una gestione univoca del loro territorio da parte della pianificazione.
E’ così che in accordo tra loro e in collaborazione con la comunità montana dell’Alpago, la regione Veneto e l’amministrazione provinciale di Belluno, è stato dato avvio alla fase di formazione del piano di assetto del territorio intercomunale (PATI), uno strumento di pianificazione che delinea le scelte strategiche di assetto e di sviluppo per il governo del territorio al fine di perseguire la tutela dell’integrità fisica ed ambientale, nonché dell’identità culturale e paesaggistica dello stesso (Alplab 2007).

Attualmente, in base agli obiettivi stabiliti nel documento programmatico preliminare, si può osservare come il piano abbia posto maggiormente la sua attenzione verso quattro tematiche principali quali lo sviluppo economico e sociale, la tutela del patrimonio ambientale e paesaggistico, la difesa del patrimonio culturale e delle tradizioni locali nonché, la difesa idrogeologica (Alplab 2007).
Proprio tra i principali obiettivi per la tutela del patrimonio ambientale e paesaggistico e in particolare all’azione n° 33 dove si legge: “Arretramento del bosco con recupero delle superfici prative”, che si può osservare come in Alpago ci sia tutta l’intenzione della pianificazione di limitare il fenomeno dell’avanzamento del bosco (Alplab 2007).
Questo obiettivo, è così sentito da tutta la comunità dell’Alpago che ha assunto piena considerazione nello scenario strategico nonostante il PATI non rinunci mai per lo sviluppo economico e sociale del territorio, ad una risorsa quale il turismo che come si è visto, ha incentivato all’abbandono dell’agricoltura causando appunto il fenomeno dell’avanzamento del bosco.

A conferma delle preoccupazioni della gente si pone il fatto che solo nel 1954, il 39,26% dell’Alpago era coperto da boschi, e che solamente dopo appena quasi 50 anni, con un incremento pari al 20%, questi abbiano raggiunto il 59% della superficie totale (Alplab 2007).
In virtù di questa situazione, il tentativo del PATI di riequilibrare gli usi del suolo in Alpago arretrando il limite del bosco, sembra al momento versare tutto nella perequazione ambientale (Alplab 2007).
In questo modo, a fronte di un indice edificatorio spendibile negli ambiti della perequazione urbanistica integrata, il comune esorta alla cessione di aree boschive che utilizzerebbe per il recupero di sistemi ecologici ambientali quali appunto le superfici prative e agricole. I proprietari cedendo queste aree oggetto di recupero fondiario da parte del piano, possono quindi usufruire di un indice edificatorio spendibile nelle aree cedute al comune che si riserva di attuare in queste, servizi pubblici/di uso pubblico o di interesse generale, edilizia residenziale pubblica o convenzionata, la compensazione, la riqualificazione ambientale e il credito edilizio (Alplab 2007).

Grazie a questo sistema della perequazione, è consentita l’effettiva edificazione prevista e si riduce la necessità di consumare ulteriore suolo agricolo da un lato, mentre dall’altro, si consente di recuperare gli spazi anche di dimensione significativa, da destinare a servizi pubblici e soprattutto, al verde cittadino o come nel caso della perequazione ambientale, da restituire con il tempo al pascolo o all’agricoltura (Avarello 2000).
Inoltre il PATI, attraverso la perequazione urbanistica, pone molta attenzione nella localizzazione dei servizi pubblici, preferendone la localizzazione nelle zone a monte piuttosto che in quelle a valle anche per limitare fenomeni di spopolamento montano che come si è visto sono la prima causa dell’abbandono agricolo. A proposito della crisi del settore agricolo il PATI, tenta nell’ambito della difesa del patrimonio culturale e delle tradizioni locali il suo rilancio, attraverso il recupero dei borghi rurali mediante la perequazione e gli incentivi fiscali e alla definizione di percorsi gastronomici di livello sovracomunale. Nell’ambito di sviluppo socio/economico invece, provvede al mantenimento del paesaggio attraverso il recupero dei rustici in zona agricola e possibili attività e destinazioni compatibili (Alplab 2007).
Positiva anche la previsione di miglioramenti alla rete viaria soprattutto a servizio dei comuni montani dell’Alpago come punto di forza nel contrastare problemi di accessibilità e percorrenza che possono determinare la marginalità economico/geografica della montagna e quindi il suo spopolamento (Alplab 2007).

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Il PATI nella gestione dell'avanzamento del bosco. Il caso dell'Alpago

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Informazioni tesi

  Autore: Simone Casagrande
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2005-06
  Università: Università IUAV di Venezia
  Facoltà: Pianificazione del Territorio
  Corso: Urbanistica e scienze della pianificazione territoriale e ambientale
  Relatore: Virginio Bettini
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 55

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Parole chiave

pianificazione
turismo
agricoltura
bosco
montagna
abbandono
spopolamento
pastorizia
avanzamento
pati

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