I consorzi export per l’internazionalizzazione delle PMI
L’internazionalizzazione progettata
Il fenomeno dell’impresa che nasce congenitamente internazionale è certamente molto significativo e mostra crescente diffusione, ma rimane ancora un caso particolare di internazionalizzazione delle PI. In linea più generale, le PI iniziano a operare all’estero dopo un certo periodo, che può essere anche relativamente lungo, di focalizzazione sul solo mercato locale e procedono nel processo di internazionalizzazione con relativa gradualità.
Nel modello di internazionalizzazione “progettata” si intendono comprendere appunto tutti i diversi casi in cui l’espansione estera interviene a un certo momento della vita della PI per effetto di una scelta deliberata posta in essere dall’imprenditore. La rilevanza di questo progetto può essere molto diversa: può essere tale da determinare una svolta radicale del percorso evolutivo della PI, quindi della sua strategia e della sua struttura organizzativa; oppure, all’estremo opposto, può limitarsi allo sfruttamento di un’opportunità commerciale, magari anche consistente in senso assoluto ma non tale da modificare né il focus strategico dell’impresa, né il suo assetto organizzativo.
La rilevanza del progetto di internazionalizzazione può facilmente variare nel tempo anche in relazione al fatto che il processo di espansione estera della PI può avere natura incrementale. Nella fase iniziale, l’imprenditore decide di lanciare determinate iniziative a livello internazionale, a volte in maniera quasi sperimentale e con l’obiettivo essenziale di compiere un test delle reali opportunità che l’estero può offrire alla sua impresa. Si opera cioè con prudenza, cercando di minimizzare l’impegno finanziario e il rischio economico specifico, con l’obiettivo primario di comprendere le nuove regole del gioco e quali condizioni sono necessarie per “giocare” con sufficiente probabilità di successo.
I risultati e l’esperienza che si vengono a maturare sono alla base del modo in cui il progetto iniziale evolve. Man mano che proseguono nel tempo le operazioni all’estero, l’impresa sviluppa un particolare insieme di competenze e un certo grado di coinvolgimento internazionale.
La progettazione deliberata dell’avvio delle attività di internazionalizzazione non implica, quindi, una vera e propria pianificazione di lungo termine. Piuttosto, essa coglie un’opzione, precedentemente non considerata, e delinea un percorso; il modo in cui l’impresa si muoverà concretamente lungo tale percorso sarà determinato da scelte che emergeranno nel tempo, stimolate da fattori interni e condizioni esterne all’azienda.
Il mutamento dell’atteggiamento dell’imprenditore costituisce il fattore essenziale nello spiegare l’avvio del progetto di espansione estera della PI. Questo mutamento può essere determinato da cause diverse; tra queste, il passaggio generazionale; la mutazione culturale e tecnica in chiave internazionale; il mutamento della missione dell’impresa.
Naturalmente, il cambiamento dell’orientamento dell’imprenditore è fortemente stimolato dal manifestarsi di specifiche condizioni del mercato, della concorrenza interna e del contesto ambientale in generale. Alcuni esempi: un forte cambiamento dei rapporti di cambio che influenzano la presenza commerciale in determinate aree geografiche; la notevole crescita in certi Paesi esteri dei segmenti di domanda che l’impresa già considera propri target nel mercato locale.
Di fronte a questi ed altri accadimenti, l’imprenditore valuta l’opportunità di andare all’estero.
Il mutamento di atteggiamento dell’imprenditore che porta alla progettazione di determinate operazioni estere dipende in molti casi dal ritenere di disporre di un prodotto e più in generale di risorse tali da poter competere con successo nei mercati internazionali.
Un caso particolare, ma significativo anche sul piano della realtà empirica di internazionalizzazione progettata, è quello delle PI che dopo aver operato per lungo tempo a livello solo locale, decidono di cambiare rotta, appunto avviando determinate iniziative a livello internazionale. Peraltro, quando questo cambio di rotta è radicale e repentino, magari determinato da un particolare episodio, questa fattispecie può paradossalmente essere simile al modello di internazionalizzazione congenita. Questo fenomeno conferma la notevole eterogeneità con cui può manifestarsi il processo di internazionalizzazione della PI e la sua non linearità.
Il modello di internazionalizzazione non progettata presenta due criticità essenziali. In primo luogo, la capacità di adottare progressivamente le misure organizzative necessarie per attuare il nuovo indirizzo strategico o addirittura previste nello stesso progetto di espansione estera. In secondo luogo, non è scontato che la decisione di uscire da un ambito solo nazionale sia supportata dalla disponibilità da parte della PI di condizioni interne adeguate e in particolare dalla possibilità di avvantaggiarsi di fattori di vantaggio competitivo rilevanti anche negli ambiti esteri dove si intende operare. Questa problematica sottolinea la necessità che l’impresa sappia gestire la sua evoluzione internazionale con la dovuta attenzione e progressività.
Le modalità evolutive del modello di internazionalizzazione progettata sono le più diverse. In linea generale, la PI sarà guidata dalla ricerca di opportunità di business dove poter sfruttare l’esperienza internazionale via via maturata e i fattori di vantaggio competitivo disponibili. Un’altra tendenza probabile è la focalizzazione dell’impresa in determinate aree di business/aree geografiche, così da consolidare in modo relativamente più agevole una buona posizione competitiva.
Questo brano è tratto dalla tesi:
I consorzi export per l’internazionalizzazione delle PMI
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Informazioni tesi
Autore: | Daniela Altieri |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 2007-08 |
Università: | Università degli Studi di Salerno |
Facoltà: | Economia |
Corso: | Economia del Commercio Internaz. e dei Mercati Valutari |
Relatore: | Vittoria Marino |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 212 |
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