La depurazione delle acque mediante impianti a masse sospese
La clorazione come trattamento di disinfezione finale
Sul liquame sottoposto in precedenza a sedimentazione, la clorazione rappresenta un processo di disinfezione particolarmente efficace.
Per assicurarsi che la quantità di cloro immessa sia adeguata, è necessario che sia garantita, dopo la detenzione, una certa concentrazione di cloro residuo, di almeno 0,2 mg/l.
Lunghi tempi di contatto sono giustificati dal fatto che anche concentrazioni molto ridotte di cloro residuo sono molto tossiche per organismi quali pesci, crostacei ecc., e quindi possono causare gravi danni nel corpo d’acqua ricettore (fiume, lago, mare); è per tale motivo che si tende ad operare con valori minimi del cloro residuo, e di conseguenza si deve aumentare il tempo di contatto.
Sulla necessità della clorazione dell’effluente finale, per ridurre ulteriormente la concentrazione di microrganismi, esiste una disparità di opinioni. Una delle cause fondamentali di queste incertezze, è da attribuirsi ai sensibili costi di esercizio che la clorazione comporta, dati gli elevati consumi di cloro che richiede la disinfezione di acque anche sufficientemente depurate.
Una clorazione continua dell’effluente finale, dopo una depurazione, è indispensabile quando:
- i liquami provengono da ospedali, case di cura ecc.;
- l’effluente dell’impianto versa direttamente, senza che sia garantita una sufficiente diluizione, in un corpo d’acqua ricettore le cui acque sono utilizzate per - la balneazione ad uso ricreativo a distanza non sufficientemente cautelativa dal punto d’immissione;
- l’effluente versa in un corpo d’acqua ricettore, in cui si effettuano colture di molluschi;
- l’effluente è utilizzato per l’irrigazione di colture destinate all’alimentazione umana oppure per l’irrigazione di pascoli per bestiame da latte.
Inoltre, per tutti gli impianti di una certa potenzialità, è da ritenere sempre opportuna una clorazione di emergenza, da far entrare in funzione in caso di epidemie, quando la concentrazione di microrganismi patogeni presenti nei liquami è molto elevata; oppure quando qualche guasto nelle apparecchiature o dissesto nel trattamento depurativo, comporti la necessità di avviare al recapito finale un effluente non sufficientemente trattato. La disinfezione delle acque reflue è effettuata con cloro gas o con ipoclorito di sodio.
L’intrinseca pericolosità del cloro richiede speciali precauzioni nella manutenzione; l’utilizzo del cloro gas esige che il personale sia dotato di un patentino di abilitazione.
Perciò, nei piccoli medi impianti si preferisce utilizzare ipoclorito di sodio, il cui dosaggio è effettuato con una pompa dosatrice, azionata da un motorino elettrico, che immette dosi di soluzione; poiché l’ipoclorito corrode i metalli, è opportuno che le parti della pompa a contatto con l’ipoclorito siano in PVC, nylon o gomme resistenti.
In impianti di media potenzialità, è opportuno adottare un sistema di regolazione continua automatica della clorazione, basato sulla misura della portata, o meglio ancora su un valore prefissato del coro residuo o su entrambi i parametri. Uno strumento che serve per misurare la portata in uscita dall’impianto di depurazione è il pulsar, collegato con il dosatore di cloro.
Questo brano è tratto dalla tesi:
La depurazione delle acque mediante impianti a masse sospese
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Informazioni tesi
Autore: | Maria Longo |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2004-05 |
Università: | Università degli Studi di Catanzaro Magna Grecia |
Facoltà: | Medicina e Chirurgia |
Corso: | Tecnico della Prevenzione nell'Ambiente e nei Luoghi di Lavoro |
Relatore: | Guido Bisceglia |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 100 |
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