La gestione finanziaria delle PMI in crisi. Analisi del settore dei fiori secchi

L’esistenza dei problemi di selezione avversa e moral hazard, derivanti da asimmetrie informative, è alla base della Pecking Order Theory (di seguito POT), la teoria “dell’ordine di scelta”, elaborata da Stewart Myers e Nicolas Majluf nel 1984.

Secondo questa teoria, i problemi di asimmetria informativa rendono i mercati finanziari imperfetti, per questo motivo per le PMI, essendo i costi di agenzia particolarmente bassi, a causa della consueta coincidenza tra proprietà e management, preferiscono ricorrere a fonti finanziarie interne, rappresentate sia dall’autofinanziamento sia dagli apporti effettuati dai soci stessi.

Si ricorre all’indebitamento infatti, solo quando il capitale proprio non è sufficiente a finanziare tutti i progetti di investimento. Sebbene la POT sia stata elaborata per le grandi imprese e nei sistemi finanziari anglosassoni, recenti studi hanno messo in evidenza l’adattamento della POT, opportunamente modificata, anche alle PMI e ai sistemi banco-centrici.

Il credito commerciale è la prima alternativa al capitale proprio. La POT, nella sua versione originale, non fa rientrare il credito commerciale tra le fonti di finanziamento considerate, ma le evidenze empiriche mostrano come, in Paesi con mercati finanziari poco sviluppati e nel caso delle PMI, la sua funzione oltre che commerciale-strategica è anche finanziaria.

Con il credito non-finanziario le imprese diventano concorrenti delle banche e il loro rapporto con l’impresa cliente vincola in misura minore queste ultime nel perseguimento di strategie di investimento maggiormente rischiose. La seconda alternativa al capitale proprio, per le PMI, è rappresentata dall’indebitamento, solitamente bancario, a causa degli elevati costi che esso comporta e delle dipendenze che crea all’impresa, vincolando le scelte sugli investimenti.

L’ultima fonte di finanziamento utilizzabile dalle imprese, secondo la POT, è l’aumento di capitale proprio conseguente all’ingresso di nuovi soci. Nonostante l’incremento di capitale, infatti, renda l’impresa libera di effettuare investimenti più rischiosi e maggiormente autonoma dal sistema finanziario in generale, l’ingresso di un nuovo socio potrebbe rompere gli equilibri di potere raggiunti all’interno della compagine sociale.

Inoltre, essendo le PMI italiane spesso caratterizzate dalla coincidenza tra proprietà e management, l’ingresso di un terzo socio potrebbe minare il controllo dell’imprenditore sull’attività. Ovviamente, gli studi teorici rappresentano un’ottima base di partenza per le scelte di finanziamento di un’impresa e conoscerli può rappresentare un innegabile valore aggiunto per chi effettuerà la scelta. Ma, all’interno di ogni impresa, va comunque effettuata un’analisi di economicità, tenendo in considerazione tutti gli interessi espressi dalle diverse coalizioni di potere.