Il Questore Giovanni Palatucci e le leggi razziali
Palatucci durante l'occupazione nazista di Trieste
I poteri della repubblica di Salò persero ogni efficacia, quando, nell’ottobre del 1943, le autorità tedesche, disarmate tutte le forze armate italiane che si trovarono in quella fascia dell’alta Italia, costituirono la zona d’operazione del litorale adriatico e compresero Udine, Gorizia, l’Istria e la Dalmazia, con Fiume e Pola, e parte della costa croata e del retroterra sloveno. Fu un provvedimento che, di fatto, annesse quei territori al Reich germanico, vanificando del tutto i decreti di nomina delle autorità civili e militari emessi dal governo della Repubblica Sociale.
Il potere nazista in questa zona fu assicurato dalle SS, che stabilirono a Trieste il loro quartier generale e impiantarono nel rione di San Sabba, il tristemente noto lager della risiera, affidandone la gestione a specialisti dei campi di sterminio fatti venire dalla Germania. Le questure, pur dipendendo ancora formalmente dall’ispettorato generale speciale di Polizia della RSI, dovettero operare a Trieste, Gorizia, Udine, Pola e Fiume in ottemperanza alle direttive della Gestapo.
In questo difficile momento, Giovanni Palatucci si assumette, con una tempra eccezionale, con coraggio straordinario, la responsabilità di difendere la dignità d’Italia e di assolvere le funzioni di polizia nel modo più alto, che fu quello di porre al di sopra di tutto la difesa del diritto alla vita di chi fu minacciato da azioni criminali da qualsiasi parte provenga.
Alberino Palumbo, in forza al battaglione speciale di Pubblica Sicurezza schierato a Susak nel giugno del 1943 e fatto ripiegare in Italia il 6 settembre, raccontò che la prima preoccupazione del commissario Palatucci nell’accogliere quei ragazzi spauriti per Fiume, fu proprio quella di rassicurarli sul proprio futuro, garantendo loro il suo impegno per proteggerli dai tedeschi.
Oltre a continuare nella difesa dei perseguitati ebrei, Giovanni Palatucci non esitò a prendere, anche investe ufficiale, durissime posizioni di aperto contrasto contro le violenze e le sopraffazioni perpetrate dalle truppe naziste e croate. Alcune relazioni ufficiali inviate alle autorità germaniche e repubblichine mostrarono la sua statura morale e la fermezza con la quale si battè per i valori nei quali credette, cioè l’amore per la Patria, il rispetto per la vita, la solidarietà verso i più deboli. Rifiutò di sottostare a ordini che contrastarono con la legge etica, pur sapendo che la sua coerenza potesse costargli la vita.
Questo brano è tratto dalla tesi:
Il Questore Giovanni Palatucci e le leggi razziali
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Informazioni tesi
Autore: | Tobia Coppola |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2008-09 |
Università: | Seconda Università degli Studi di Napoli |
Facoltà: | Scienze Politiche |
Corso: | Scienze politiche e delle relazioni internazionali |
Relatore: | Antimo Cesaro |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 93 |
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