Il gap di produttività Stati Uniti - Europa dopo il 1995
I regimi di protezione all’impiego e le regolamentazioni del mercato dei beni e servizi
Le policy suggerite dall’OECD e dall’Unione Europea.
In questa sezione ci soffermeremo brevemente sui suggerimenti strategici offerti dall'OECD e dall'Unione Europea che hanno ispirato le policy adottate dal vecchio continente sul finire degli anni'90.
In questo modo cercheremo di individuarne i potenziali effetti avuti sulle variabili istituzionali di nostro interesse: i regimi di protezione all'impiego e la regolamentazione del mercato dei prodotti e servizi.
I riferimenti strategici in questione sono rappresentati dal The Job Study del 1994, ad opera dell' OECD, e l'Agenda di Lisbona, frutto del summit del consiglio europeo del 2000.
Le raccomandazioni strategiche contenute nel report The Jobs Study sono state indirizzate ai paesi membri OECD per contrastare l'alta disoccupazione che da tempo ne caratterizzava le rispettive economie, invitando ad allentare le eventuali rigidità del mercato del lavoro.
Gli effetti delle policy adottate seguendo tali raccomandazioni hanno finito per avere conseguenze ambigue in Europa, come avremo modo di osservare in questo capitolo.
Tra le raccomandazioni del report più importanti da ricordare elenchiamo quelle che per noi assumono un significato particolarmente interessante ai fini analitici, quali :
- Aumentare la flessibilità del tempo di lavoro sia per i contratti a scadenza sia per i contratti a tempo indeterminato
- Incentivare la creazione di un ambiente economicamente favorevole all'imprenditoria rimuovendo le barriere all'espansione e alla creazione di imprese
- Rendere il costo del lavoro più flessibile in modo tale che rifletta maggiormente le condizioni locali e le competenze del lavoratore, in particolare quelle dei giovani
- Riformare le tutele del lavoro che inibiscono l'espansione dell'occupazione nel settore privato
- Aumentare le competenze dei lavoratori attraverso cambiamenti del sistema educativo e formativo
- Riformare il sistema di benefici dovuti alla disoccupazione in modo tale che l'equità sociale non faccia pressione sull'efficienza del mercato del lavoro.
Nel report è reso dunque esplicito l'invito, in particolar modo per i paesi europei caratterizzati da tassi di disoccupazione relativamente più alti tra i paesi OECD, a ricorrere a forme contrattuali più flessibili, allentando quei vincoli istituzionali che renderebbero le imprese riluttanti verso nuove.
Al tempo stesso il report mette in guardia circa gli effetti negativi sui processi di formazione professionale che un aumento eccessivo del turnover, introdotto attraverso aumenti della flessibilità del lavoro, potrebbe avere sulla produttività del lavoro.
In definitiva i paesi sono stati invitati a cercare un equilibrio tra le garanzie per i lavoratori contro eventuali ingiusti licenziamenti da parte delle imprese e la possibilità per quest'ultime di avere maggiore libertà di movimento nell'assunzione e nel licenziamento.
Il job study individua anche nelle regolamentazioni del mercato dei prodotti un ostacolo alla crescita dell'occupazione e suggerisce pertanto di abbassare le barriere al commercio internazionale per ridurre i margini di profitto monopolistico delle imprese che operano nell'economia domestica. Inoltre, tale azione è da combinarsi ad un abbassamento delle restrizioni che impediscono la nascita e lo sviluppo delle imprese e di un relativo clima imprenditoriale.
L'agenda di Lisbona del 2000 invece è un insieme di intenti strategico-operativi esclusivamente rivolto ai paesi membri dell'unione europea.
L'obbiettivo ambizioso della strategia delineatasi nella capitale portoghese era quello di fare dell'Europa: "l'economia basata sulla conoscenza più competitiva e dinamica del mondo, in grado di realizzare una crescita economica sostenibile con nuovi e migliori posti di lavoro e una maggiore coesione sociale entro il 2010".
Per "conoscenza" la strategia intende l'insieme di 3 componenti capaci di fare da volano alla crescita economica: ricerca, innovazione ed istruzione.
La strategia quindi prevedeva che l'Europa si preparasse alla transizione verso la società della conoscenza attraverso:
I. L'aumento a 3 punti percentuali di PIL della quota destinata agli investimenti in ricerca e sviluppo,
II. La riduzione delle barriere all'imprenditoria
III. Il raggiungimento del 70% del tasso di occupazione, attraverso una maggiore partecipazione delle donne nel mercato del lavoro.
Veniva inoltre identificato, come elemento cruciale per la crescita, il potenziamento e lo sviluppo del settore delle ICT, sia nell'ambito pubblico che in quello privato.
Nel 2005 la strategia è stata revisionata insieme ai progressi raggiunti dagli stati membri; ancora una volta l'enfasi degli obbiettivi è ricaduta sulla crescita economica e sull'occupazione.
Come in precedenza aveva fatto il report dell'OECD anche nella strategia di Lisbona, rinominata in Lisbon Action Plan, si sottolinea l'esigenza da parte dei paesi dell'unione di:
- garantire mercati aperti e competitivi all'interno e all'esterno dell'Unione Europea;
- promuovere l'innovazione, l'adozione delle nuove tecnologie dell'informazione e della comunicazione e l'uso sostenibile delle risorse
- attrarre un maggior numero di persone nel mondo del lavoro e modernizzare i sistemi di protezione sociale;
- accrescere la capacità di adeguamento dei lavoratori e delle imprese e la flessibilità dei mercati del lavoro4
Ovviamente i paesi europei hanno implementato politiche di crescita con tempi e modalità diverse, in risposta ai suggerimenti strategici offerti dal Job Study e dall' Action Plan di Lisbona; dobbiamo ancora una volta, pertanto, tenere in considerazione nella nostra analisi l'eterogeneità dell'Europa al suo interno e munirci di cautele interpretative di fronte a possibili distorsioni intertemporali che possono generarsi tra i momenti dell'adozione delle policy e gli effetti che queste hanno avuto sulle variabili istituzionali di nostro interesse.
Questo brano è tratto dalla tesi:
Il gap di produttività Stati Uniti - Europa dopo il 1995
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Informazioni tesi
Autore: | Matteo Masciotti |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2010-11 |
Università: | Università degli Studi di Perugia |
Facoltà: | Scienze Politiche |
Corso: | Relazioni internazionali |
Relatore: | Mirella Damiani |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 119 |
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