La madre orale tecnologica. Il rapporto tra lo spettatore e l'alterità nel cinema postmoderno
Spazi postmoderni
Ogni sequenza e ogni inquadratura si svolgono nel medesimo ambiente, quella “Bath Haus of Gaga” di cui le immagini ci informano nella prima sequenza.
Questo ambiente è una grande sala di colore bianco, illuminata dal soffitto e dal pavimento. Questo ambiente diviene di volta in volta un luogo diverso: è il “laboratorio” dove le figure aliene prendono vita; è il covo dei mafiosi; è la sala da bagno di Orange; la camera da letto del boss; è il luogo in cui Lady Gaga siede circondata dalla propria “corte”.
Il fatto che sia stato scelto un unico ambiente per fare da sfondo a tutte le situazioni è una scelta azzardata, ma la perizia del regista ha scongiurato ogni possibile rischio di monotonia visiva o ripetitività. Tramite differenti angoli di ripresa e modifiche nell’illuminazione è difficilissimo accorgersi che si sta guardando sempre la stessa stanza. A volte (come nel caso della vasca e della camera da letto) è sufficiente qualche elemento e qualche accessorio per dare l’illusione di trovarsi in un luogo diverso. La scelta del bianco come colore dominate rivela una certa sapienza nel cogliere l’essenza del tempo a cui apparteniamo: il bianco oggi simboleggia l’universo high tech e il candore rappresenta la purezza e la perfezione dello stato dell’arte della tecnologia. Ma c’è di più. Ricollegandoci al saggio Bianco di Richard Dyer è possibile asserire che il bianco qui sta a significare anche qualcos’altro.
L’intera narrazione è protesa verso l’affermazione della “entità” Lady Gaga, evento che avviene attraverso l’eliminazione violenta del personaggio maschile. Si tratta quindi di un racconto intriso di morte. Il discorso che Dyer produsse a proposito del colore bianco era in realtà interessato alla questione della differenza razziale e alla differente rappresentazione che su schermo interessa le persone di pelle bianca e quelle di pelle nera. Egli afferma, prendendo come riferimento Night of the Living Dead (George Romero, 1968), che i bianchi rispetto ai neri “hanno più morte”.
In questa sede vorremmo estendere questa qualità “mortifera” del bianco anche agli oggetti, in particolare all’ambiente che funge da sfondo per l’intero video di Bad Romance. Se come abbiamo detto la trama narrata ha molto a che fare con la morte, la scelta di utilizzare un ambiente completamente bianco non può far altro che amplificare tale dimensione di ineluttabilità. Sembra quasi che il candore in questo caso sia l’esplicitazione cromatica della necessarietà inarrestabile di un destino già deciso.
Questo brano è tratto dalla tesi:
La madre orale tecnologica. Il rapporto tra lo spettatore e l'alterità nel cinema postmoderno
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Informazioni tesi
Autore: | Enrico Giannacco |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2009-10 |
Università: | Università degli Studi Roma Tre |
Facoltà: | Lettere e Filosofia |
Corso: | Cinema, Televisione e Produzione Multimediale |
Relatore: | Veronica Pravadelli |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 107 |
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