Comunicazione Scientifica, Leggibilità, Divulgazione
Leggibilità psicolinguistica
Fra gli aspetti più studiati, inerenti la codifica del messaggio che il mittente invia al destinatario, vi è sicuramente quello relativo alla sintassi e al vocabolario usati nella formulazione del messaggio stesso, che introduce il concetto di “stile”. Stile vuol dire scelta oculata di mezzi espressivi, di elementi morfologici, lessicali, sintattici, chiamati appunto stilemi, che dipende dalla personalità e dalle capacità dell’autore, dal periodo storico e dal target che si intende raggiungere.
Nel ‘200 italiano Dante Alighieri usò stili diversi a seconda degli argomenti trattati e della tipologia di lettore, scegliendo attentamente lo stile che meglio vi si addiceva; oggi la stesura di un articolo di giornale, di un libro o di un bundle di ipertesti in linguaggio HTML deve sottostare a regole di immediatezza e sinteticità così rigide che la questione dello stile sembrerebbe passare quasi in secondo piano, condizionato dai rapidi e incessanti automatismi dell’editoria.
Una élite, una corrente di pensiero, un movimento letterario possono di certo coltivare e usare uno stile comune ai membri che vi appartengono, che sarà rappresentativo anche di un preciso periodo storico, ma in una società di massa in preda alle logiche consumistiche quel che più conta è raggiungere un pubblico di lettori più vasto possibile ottenendo il massimo profitto. In preda agli altalenanti trend di oggi, i prodotti editoriali possono divenire best-seller, o, al contrario, tristi meteore nell’oscurità della Galassia Gutenberg.
Se, parafrasando Roland Barthes, il lettore parteciperebbe ideologicamente alla costruzione del testo, diventandone il co-produttore, non si comprende quali motivi lo portino, di tanto in tanto, a dichiarare “pollice verso” nei confronti di taluni autori. Sarà la mancanza di interesse per gli argomenti trattati, oppure la difficoltà nel comprenderli, la causa di tale decisione?
La querelle scoppiata negli Stati Uniti nel dopoguerra tra le testate dei più importanti quotidiani, le associazioni giornalistiche, e il mondo politico, a proposito delle difficoltà riscontrate dalla gente comune nella lettura dei quotidiani, poneva degli importanti interrogativi a cui occorreva rispondere in modo soddisfacente. I giornali venivano accusati di presentare al pubblico articoli stilati senza considerare le reali competenze linguistiche e culturali di un paese che, con la fine della guerra, necessitava di informazioni chiare e leggibili sugli eventi del tempo. Fu proprio l’intervento politico a favorire dei rilevamenti accurati sulla prosa dei quotidiani di allora; l’interesse delle associazioni giornalistiche diede quindi impulso e vigore alla questione già sollevata.
Per tali motivi, la leggibilità testuale venne considerata come un parametro analitico importante, relativo ai reali fruitori della carta stampata, che andava studiata con l’obiettivo di fornire, agli autori degli articoli, ma anche a qualsiasi altro scrittore, delle utili guide per verificarne la complessità in termini linguistici.
Questo brano è tratto dalla tesi:
Comunicazione Scientifica, Leggibilità, Divulgazione
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Informazioni tesi
Autore: | Nicolo Lisma |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 2001-02 |
Università: | Università degli Studi di Palermo |
Facoltà: | Lettere e Filosofia |
Corso: | Lingue e Letterature Straniere |
Relatore: | Mario Giacomarra |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 201 |
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