Diritto all'unità familiare degli stranieri in Italia
I minori stranieri regolari. Ingresso e permanenza
Nel nostro paese i minori stranieri possono fare regolare ingresso per fini familiari, turistici, di studio e di cura, o a seguito di ricongiungimento familiare. Particolari disposizioni disciplinano, invece, l’ingresso dei “minori accolti” e quello “a scopo di adozione”.
Per quanto riguarda i minori accolti, si fa riferimento ai minori stranieri in età superiore a sei anni, che entrano in Italia nell’ambito di programmi solidaristici di accoglienza temporanea promossi da enti, famiglie o associazioni italiane.
In particolare, ai sensi del D.P.C.M. n. 535 del 1999, l’ingresso di tali minori avviene previo nulla-osta rilasciato dal Comitato per i minori stranieri, su domanda avanzata dai proponenti, dopo aver assunto le opportune informazioni sull’iniziativa. Inoltre, i minori accolti possono permanere nel territorio dello Stato per un periodo non superiore a novanta giorni (anche non continuativi) in un anno solare, estensibile ad un massimo di centocinquanta giorni su proposta del Comitato.
Con riferimento, invece, agli ingressi a scopo di adozione, al fine di contrastare il fenomeno delle adozioni internazionali illegali e più in generale il “commercio” di minori, ricordiamo che l’art. 33 della l. n. 184 del 1983 consente l’ingresso di minori stranieri solo se muniti del visto rilasciato dalla Commissione per le adozioni internazionali, o se accompagnati da almeno un genitore, o da parenti entro il quarto grado.
Nel diverso caso in cui alla frontiera venga individuato un minore, per il quale si tenti l’ingresso in divieto di legge, coloro che lo hanno accompagnato devono provvedere al suo rimpatrio nel paese d’origine e il caso deve essere segnalato alla Commissione. Se, tuttavia, l’ingresso avviene ugualmente, il pubblico ufficiale, o l’ente che ne ha dato notizia, ne deve informare il Tribunale per i minorenni, che, adottati i provvedimenti temporanei nell’interesse del minore, ne accerta lo stato di abbandono o segnala il caso alla Commissione.
Al minore regolare, dunque, è consentito l’accesso ai servizi assistenziali, l’iscrizione a corsi di studio e lo svolgimento di lavoro subordinato e autonomo (fatti salvi ovviamente i requisiti minimi di età per lo svolgimento del lavoro). Analoghe disposizioni riguardano il minore che risulti “affidato ai sensi dell’art. 4 della legge 4 maggio 1983 n. 184”, il quale è iscritto nel permesso di soggiorno o nella carta di soggiorno dell’affidatario.
Questo brano è tratto dalla tesi:
Diritto all'unità familiare degli stranieri in Italia
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Informazioni tesi
Autore: | Francesca Napoli |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2009-10 |
Università: | Università degli Studi di Pisa |
Facoltà: | Giurisprudenza |
Corso: | Giurisprudenza |
Relatore: | Paolo Passaglia |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 174 |
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