L'iconismo morfonologico: strategie motivate per la significazione di contenuti grammaticali
Iconismo tra immagine e diagramma
In che senso i fenomeni della reduplicazione e dell’allungamento si possono dire ‘iconici’?
La cornice semiotica fornita da Peirce torna ancora utile per avviare l’analisi dei rapporti tra signatum e signans nei dati rilevati. Nei casi esemplificativi osservati, infatti, entrambe le operazioni si svolgono secondo il principio-guida per cui «aumento di forma corrisponde ad aumento di contenuto» (Lakoff G., Johnson M., Metaphors we live by) sono quindi, in tal senso, dei diagrammi. Es. L’indonesiano kursikursi ‘sedie’ è identico al turco adamlar ‘uomini’ dal punto di vista del rapporto tra aumento di signatum e aumento di signans: il significato grammaticale di plurale è comportato da ‘aggiunta’ di corpo fonico, suffissato alla forma base (kursi+kursi, adam+lar).
Emerge, tuttavia, una differenza. Il materiale fonico ‘aggiunto’ non è, nei termini di Peirce, simbolico, arbitrario, privo cioè di alcun valore di similarità o meccanismo riproduttivo-imitativo. Sia nel caso della reduplicazione (es. ind. kursi ‘sedia’ → kursikursi ‘sedie’, sam. alofa ‘ama’ → alolofa ‘amano’), sia nel caso dell’allungamento (ar. kasara ‘rompere’ → kassara ‘frantumare’), i significati grammaticali inseriti nella forma base sono tradotti nell’aspetto fonetico dei significanti con interventi e strategie che, in generale, usano e ripresentano il materiale fonico (in parte o in toto) di cui la base stessa era già costituita: questa ‘insistenza’ sulla materia ha valore iconico, e più propriamente di immagine: vi è, nell’aspetto del significante, un certo grado di immediatezza, di evidenza, di similarità, rispetto al significato che intende esprimere.
Apparentemente, la motivazione linguistica qui trattata sembrerebbe interna o di tipo intralinguistico. Tuttavia, si è anche detto3 che sul piano significante-significato non vi è alcuna relazione di necessità tra immagine acustica e idea. Nel capitolo II, si era poi privilegiato un approccio funzionalista (con attenzione alla realtà extralinguistica) per sottolineare gli scopi cognitivi e comunicativi del linguaggio.
È forse il caso, adesso, di precisare che i suddetti approcci non sono, appunto, che punti di vista. Si è voluto dare maggiore spazio ad una prospettiva funzionalista proprio perché è alle funzioni semantiche, ovvero alle qualità e modalità dei referenti, che si deve guardare per comprendere il valore iconico delle operazioni linguistiche prese in esame. Vale a dire che se un oggetto referenziale ha per qualità quella, ad esempio, di essere plurale, esso determina nella capacità percettivo-cognitiva del parlante un input per cui l’idea di pluralità (marcata rispetto al singolare, cioè con tratto semantico [+plurale]) viene espressa dal significante secondo modalità strettamente riproduttive dell’idea stessa e, a ritroso, del referente. Perciò la distinzione tra extralinguistico ed intralinguistico non può essere così rigida. Si potrebbe dire che sia la semantica a rappresentare il confine intralinguistico, al di là del quale vi è il dominio della realtà extralinguistica che il linguaggio (e quindi la lingua) tenta di rappresentare.
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L'iconismo morfonologico: strategie motivate per la significazione di contenuti grammaticali
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Informazioni tesi
Autore: | Roberto Cirillo |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2008-09 |
Università: | Università degli Studi di Milano |
Facoltà: | Lettere e Filosofia |
Corso: | Lettere |
Relatore: | Andrea Scala |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 52 |
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