L’adeguatezza patrimoniale del sistema bancario tra crisi e Basilea 3
Norme patrimoniali connesse ai portafogli di negoziazione e al rischio di controparte
Riuscire a cogliere tutti i rischi rilevanti all’interno delle misure prudenziali, resta uno tra gli obiettivi fondamentali della rivisitazione del frame work regolamentare.
Durante la fase iniziale della crisi finanziaria, la maggioranza delle perdite e l'accumulo di leva si è verificato all’interno del portafoglio di negoziazione, in parte proprio perché le norme previste non sono state in grado di comprendere tutti i rischi principali cui le banche erano esposte.
Questa grave lacuna ha portato a perdite inattese di grandi dimensioni.
All’aumentare della volatilità dei mercati, è stato osservato un generale e inaspettato deterioramento del merito di credito delle controparti di cui si detenevano strumenti finanziari all’interno del portafoglio di negoziazione.
Le scelte regolamentari maggiormente destrutturate di Basilea II, unite ad un’attività di controllo meno attenta delle autorità di vigilanza di alcuni paesi, hanno determinato una sottostima dei rischi effettivamente associati a operazioni e strumenti finanziari “complessi”.
Negli ultimi anni molte banche internazionali con portafogli di trading articolati si sono cimentate negli arbitraggi dei requisiti patrimoniali, assegnando alcune delle proprie posizioni di banking book al trading book, in virtù del fatto che l’onerosità in termini di capitale assorbito era minore, specie per chi adottava modelli interni. Allo stesso tempo, alcuni intermediari hanno potuto approfittare del regime basato sul VAR con orizzonte temporale di liquidità a 10 giorni per accumulare nel portafoglio di negoziazione prodotti strutturati altamente illiquidi, sostanzialmente privi di mercato e a fronte dei quali le riserve di capitale non erano sufficienti a coprire i rischi.
Le caratteristiche dei complessi prodotti strutturati, tra cui gli strumenti originati dalle cartolarizzazioni, sono infatti tali da rendere difficoltosa la loro valutazione a causa, in parte dall’assenza di un mercato di riferimento liquido e in parte dal collegamento insito con altri rischi sottostanti che possono manifestarsi “a catena”.
L'assenza di un prezzo trasparente che si avrebbe in corrispondenza di un mercato liquido impone una valutazione basata su modelli proxy-pricing, nonché sul giudizio di esperti.
Gli output di tali modelli e processi sono molto sensibili agli input ovvero alle assunzioni di base e ai parametri presi come riferimento, che per loro natura possono essere soggetti a errori e incertezze. Inoltre, la taratura delle metodologie di valutazione è spesso resa ulteriormente complessa dalla mancanza di un benchmark di riferimento.
Contrariamente ai comportamenti che molti intermediari hanno assunto nel periodo precedente la crisi, per il prossimo futuro, gli intermediari dovranno assumersi la responsabilità delle valutazioni e delle scelte effettuate a livello di governance e di Alta Direzione, alla quale è richiesto specificamente di approvare univoche tecniche valutative cui fare riferimento e delle quali documentare l’effettiva applicazione in sede di ICAAP.
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L’adeguatezza patrimoniale del sistema bancario tra crisi e Basilea 3
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Informazioni tesi
Autore: | Elena Fulignati |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2009-10 |
Università: | Università degli Studi di Pisa |
Facoltà: | Economia |
Corso: | Banca, borsa e assicurazioni |
Relatore: | Paola Ferretti |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 167 |
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