Analisi di performance attribution

Il grande successo di cui essa gode attualmente, è dovuto alla sua applicazione da parte dei maggiori intermediari finanziari mondiali.
Le variazioni che tale metodologia presenta nelle formule algebriche e nell’applicazione pratica, hanno accresciuto l’esigenza di un quadro normativo internazionale di riferimento. In particolare, uno dei fini che si persegue tramite l’esecuzione di questa analisi, è la presentazione ai propri clienti dei risultati di fine periodo ottenuti dalla gestione attiva. Per permettere a questi ultimi una chiara comprensione, di quale sia stato il rendimento attivo e da dove esso provenga, è facile intuire come non possano coesistere più metodi di esposizione e come gli analisti non possano spiegare certamente tutti i calcoli matematici alla base.
È da ricordare inoltre che nei moderni corpi legislativi in materia di finanza, vige un’elevata protezione riguardo agli investitori e la tendenza a uniformare la diverse normative degli Stati. Per l’Italia, ad esempio, è divenuta obbligatoria dal 30 Giugno 2000 la definizione anticipata del benchmark.
Il Comitato europeo per la performance degli investimenti – “European investment performance commitee” - per evitare qualsiasi fraintendimento e delineare le più necessarie e chiare spiegazioni sull’argomento, ha pubblicato nel 2002 un working paper, e successivamente, nel 2004, la Guida alla presentazione della performance attribution – “Guidance on performance attribution presentation”. Essa si rivolge a tutti gli utilizzatori della performance attribution, e non solo ai clienti delle aziende di investimento, perché si è ritenuto fondamentale che, il personale addetto a tali mansioni li abbia sufficientemente compresi, affinchè possa spiegarne i concetti chiave.
Il comitato, riconoscendo l’importanza dell’analisi sul livello e le fonti di rischio, sia ex-post che ex-ante, e constatando l’affermarsi del nuovo filone di studi sulla base “risk-adjusted”, ha suddiviso la Guida in due parti simmetriche riguardanti, l’una la scomposizione del rendimento, l’altra la scomposizione del rischio.